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I problemi delle scuole professionali

Claudio Porcelluzzi; Rosa Sentenza; Micaela Cazzanelli, Responsabili di Sede

Un noto detto afferma che “fa più rumore l’albero che cade che la foresta che cresce”; ed è appunto questo che vorremmo puntualizzare come membri della direzione del Polo Veronesi di Rovereto, senza minimizzare quanto successo la mattina del 21 marzo. Non possiamo accettare che si parli di una scuola allo sbando con gli studenti in balia di se stessi. La direzione, i formatori, e tutto il personale del Polo Veronesi sono impegnati quotidianamente in un compito che va oltre il dovere di formare figure professionali che è quello di far crescere e formare futuri cittadini in un contesto inclusivo e di rispetto dell’altro. Episodi come la rissa di giovedì ci rattristano ma non ci scoraggiano perché a fronte di un insuccesso generato anche da cortocircuiti di competenza dove la scuola si trova unica destinazione di problematiche complesse che necessiterebbero anche di altre competenze, sono decine le attestazioni di stima e di ringraziamento ricevute dalle famiglie dei nostri studenti.

Le scuole professionali, ancor più in questi ultimi anni, fanno anche da collettore involontario di ragazzi problematici, fragili, rifiutati o esclusi da altre realtà scolastiche, cresciuti in famiglie con culture ancora poco integrate. Gestire questa realtà richiede formatori, ma ancor prima uomini e donne che anzitutto si mettono in gioco per essere un punto di riferimento per questi ragazzi. In alcuni casi tutto questo non basta e servirebbero altre strategie, risorse e il coinvolgimento di altri attori sociali per affrontare realtà complesse, sostenendo ragazzi e famiglie con disagio. Auspichiamo che, lasciando da parte facili proclami o strumentalizzazioni politiche, episodi come quello accaduto possano favorire un confronto fertile tra tutte le parti coinvolte per dare risposte concrete a situazioni delicate che una scuola in generale non può essere lasciata a gestire da sola.

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