Lo pseudo programma di Fugatti
L'Adige suggerisce il programma a Fugatti. E la sinistra continua a cercare diversivi
Nell’articolo a p. 14, Laura Mezzanotte giustamente sbeffeggia il numero de L’Adige del 29 ottobre, che in copertina parte con un sonoro squillo di tromba: “Fugatti parte da casa e povertà” con sottotitolo: “Nei primi punti dell’agenda del presidente anche salute e welfare”, ma poi nell’interno l’articolo non dà conto di tali prime mosse di Fugatti (che sarebbero apprezzabili), ma spiega quello che Fugatti dovrebbe fare. Insomma, unaevidente scorrettezza giornalistica (col titolo si dice una cosa, nell’articolo un’altra) che Mezzanotte iscrive nella tendenza dell’editore (padron Ebner, che notoriamente gioca alla politica in proprio) a sostenere il presidente della Lega.
Noi qui vediamo l’infortunio (o il piccolo imbroglio, se vogliamo essere cattivi) da un altro punto di vista. Quello dei contenuti.
Casa, povertà, salute, welfare secondo l’articolista (Domenico Sartori) sono i punti principali che la nuova giunta dovrebbe affrontare. Che siano poi quelli di Fugatti è tutto da vedere: ricordiamo che nello scorso quinquennio l’Itea è andata di male in peggio, nella salute si è sfacciatamente prediletta la sanità privata, quanto alla povertà la Lega a livello nazionale ha fatto un punto d’onore dell’abolire il reddito di cittadinanza e per gli immigrati Fugatti ha eliminato l’integrazione diffusa...
Resta comunque questa tensione: l’articolista (Sartori) e il titolatore (il caporedattore?) pensano che il presidente farebbe bene e sarebbe popolare se si occupasse dei cittadini svantaggiati; il diretto interessato non si sa: in campagna elettorale ha parlato di orsi, ora pensa ai fastidi nella distribuzione delle poltrone.
Ma cosa analoga è successo nella sinistra. La segretaria del PD Schlein (vedi coverstory) ha scaldato i cuori parlando di lavoro, welfare, riduzione delle disuguaglianze (toh, lo pseudo programma di governo attribuito a Fugatti!), ma la sua coalizione per 5 anni su questi temi ha dormito, e in campagna elettorale si è distinta per lo slogan “Volare alto”, che più insulso non si può, non per “Più welfare, più uguaglianza” o qualcosa del genere, che sarebbe stato bollato come troppo divisivo.
E ora, a sconfitta avvenuta? Si parla di “andare sui territori”, a dire cosa non si sa, come primo, e probabilmente unico, compito degli eletti.
Cantava Giorgio Gaber:
“E allora dai, allora dai
le cose giuste tu le sai
e allora dai, allora dai
ma perchè tu non le fai”.
Forse però le cose sono più complicate. Non è detto che presso Lega, Fratelli d’Italia, Pd, Campobase, si ritenga giusto, o comunque opportuno, scontentare immobiliaristi e speculatori con un rilancio dell’Itea, oppure la sanità privata col rilancio della pubblica, o anche la zona grigia dell’illegalità diffusa contrastando la mafia (che, com’è noto, non c’è, e non va neanche nominata).
Se si scegliesse da che parte stare si avrebbero campagne più chiare e non dominate da temi artefatti come gli orsi o gli immigrati. E poi magari si governerebbe meglio e con più risultati per tutti (o per molti).
Per intanto accontentiamoci che siano i giornalisti, con qualche trucchetto, ad indicare delle priorità, che con ogni probabilità cadranno nel vuoto.