Una preziosa donazione L'Archivio di Nuova Scrittura
Rovereto, Mart, Archivio del Novecento
Un po’ di storia. L’Archivio di Nuova Scrittura è stata un’associazione culturale fondata a Milano nel 1988 da un collezionista, Paolo Della Grazia, appassionato di quelle molteplici correnti artistiche legate al rapporto tra parola e immagine, le cosiddette ricerche verbovisuali.
Accanto all’acquisizione di opere appartenenti a movimenti come Fluxus, l’Arte concettuale, la Poesia visiva e la Poesia concreta, la raccolta si è parallelamente sviluppata nel campo dell’editoria sperimentale, dalle avanguardie storiche, Futurismo in testa, alla contemporaneità. Dopo un decennio di acquisizioni - inglobando anche altre importanti raccolte, come quella del collezionista pavese Marco Fraccaro - e di un’intensa attività culturale scandita da mostre, convegni e progetti di ricerca, il patrimonio dell’Archivio di Nuova Scrittura è stato depositato in parte al Mart e in parte al Museion di Bolzano. Nei vent’anni successivi attorno a questa raccolta si sono sviluppate mostre, convegni, pubblicazioni e progetti di ricerca, come il recente portale verbovisualevirtuale.org, finanziato dalla Fondazione Caritro, che ha portato online l’intera raccolta di opere d’arte e di una parte della documentazione archivistico-libraria.
Proprio grazie all’impegno dei due musei nello studio e nella valorizzazione della raccolta il collezionista ha infine deciso pochi mesi fa di trasformare il doppio deposito in donazione. Una scelta non scontata in questi tempi difficili, e di grande importanza anche per il territorio, non solo per il valore venale della donazione, ma soprattutto per quello culturale: la biblioteca dell’Archivio di Nuova Scrittura è tra le più importanti in Europa e sicuramente la più importante in Italia, per quanto riguarda l’idea di editoria come luogo di ricerca artistica.
Ma vediamo nel dettaglio cosa è stato donato al Mart e al suo centro di ricerca, l’Archivio del Novecento. Anzitutto la documentazione d’archivio, comprendente decine di migliaia di carte, da fondi archivistici come quello dell’artista Ugo Carrega (fra i massimi rappresentanti della verbovisualità in Italia) a nuclei documentari acquistati sul mercato antiquario, come la documentazione sul Living Theatre, o una parte dell’archivio di Salvatore Quasimodo. Documenti che spesso sconfinano con l’opera d’arte, dagli inviti in forma di multiplo ai biglietti e i manifesti d’artista.
Vi è poi un nucleo di circa 1.500 opere, perlopiù su carta, riguardanti i principali protagonisti delle neoavanguardie verbovisuali internazionali del secondo Novecento, principalmente legate ai movimenti della Poesia visiva e della Poesia concreta, con lavori provenienti da tutta Europa, ma anche dal Nord e dal Sudamerica, nonché dall’Asia. Come detto, tutta la raccolta di opere d’arte è pubblicata online sul sito verbovisualevirtuale.org, portale tuttora in divenire grazie a un nuovo bando biennale sempre finanziato dalla Fondazione Caritro.
Infine la sezione certamente più pregevole della donazione, una biblioteca di oltre 18.000 edizioni in cui spesso la sperimentazione artistica si innesta in quella editoriale. Oltre un migliaio, ad esempio, le edizioni riferibili alla rivoluzione tipografica futurista, dalle lito-latte di Tullio d’Albisola degli anni Trenta (così chiamate perché stampate su pagine metalliche) a volumi come Zang Tumb Tuuum (1914) di Marinetti, Simultaneità e Chimismi lirici (1915) di Soffici o Guerrapittura (1915) di Carlo Carrà, senza dimenticare le sperimentazioni di Cangiullo, Buzzi e Depero, le decine di manifesti teorici e le numerose riviste, spesso complete di tutto il pubblicato, come “Poesia”, “Lacerba” e “Futurismo/Artecrazia”.
Sempre rimanendo nell’ambito delle avanguardie storiche la raccolta comprende capolavori editoriali legati al costruttivismo sovietico (come varie edizioni di Majakovskij, una delle quali illustrata da El Lissitzky), al Dadaismo (libri di Tzara, Picabia, Huelsenbeck, Schwitters), al Surrealismo (da Breton a Max Ernst, a Picabia), fino all’Astrattismo, comprese alcune riviste, come “De Stijl” di Teo van Doesburg.
Altrettanto importanti le edizioni sperimentali del secondo Novecento, tant’è che sia la raccolta di libri d’artista che quella di riviste d’artista sono state in passato al centro di specifiche indagini e mostre.
Tra i libri d’artista troviamo tutti i principali rappresentanti delle ricerche verbovisuali internazionali, ma la documentazione attraversa tutte le correnti artistiche novecentesche, con libri-opera, tra gli altri, di Andy Warhol, Christian Boltanski, Bruno Munari e Damien Hirst. Anche le centinaia di riviste d’artista rappresentano un unicum in Italia per quantità e dimensione internazionale. Tra tutte, citiamo “S.M.S.”, straordinaria rivista-contenitore pubblicata a New York nel 1968 per soli 6 numeri (tutti conservati al Mart), ognuno dei quali è un pacco-sorpresa con complessivamente 75 multipli polimaterici di artisti come Roy Lichtenstein, Man Ray, Arman, John Cage, Yoko Ono, Richard Hamilton, Mel Ramos, Marchel Duchamp, Enrco Baj e Mimmo Rotella.