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Al Lagorai come in città?

Giovanni Montorsi

Sono di Modena e ho una seconda casa in Val di Fiemme da circa 30 anni. Ho seguito con attenzione e anche con dispiacere la vicenda del progetto Translagorai, al quale sono decisamente contrario. Durante gli anni ho visto purtroppo un peggioramento progressivo dell’ambiente e del paesaggio, in tutto il Trentino e anche nella mia amata Val di Fiemme. La strada di fondovalle costruita negli anni ‘90, se da un lato ha migliorato molto il problema del traffico nei paesi, dall’altro ha dato il via ad un consumo di territorio spaventoso: ormai il fondovalle è una fila quasi ininterrotta di capannoni da Molina a Predazzo. L’idilliaco paesaggio di una volta non esiste più, cancellato per sempre. Sono meravigliato che si voglia trasformare anche il Lagorai, dove ho fatto tante bellissime escursioni negli anni e che era rimasto miracolosamente intatto, nell’ennesima “montagna per tutti”: non capisco perché le malghe devono diventare ristoranti e non possono continuare a essere malghe coi pastori come sono state per secoli, tramandando un paesaggio alpino che è la vera ricchezza di questi luoghi. I ristoranti li abbiamo ovunque, le malghe dove si allevano animali e si lavora il latte per fare il formaggio invece no.

È un tipo di turismo che ha rovinato il vicino Gruppo del Latemar, imbruttito da impianti, scivoli come alle giostre, percorsi “a tema” come a Gardaland con dinosauri e gnomi fasulli, malghe con le palme e i campi di beach volley con la sabbia portata dall’Adriatico. Ma perché questo scempio ambientale e culturale? È lo stesso tipo di turismo che ha reso invivibile la Val di Fassa in certi periodi, e i passi dolomitici trafficati come le tangenziali nelle ore di punta. Intendiamoci, non sono contrario alle infrastrutture, purché fatte nel rispetto del contesto e col senso del limite, ma è poco intelligente non salvaguardare anche quegli spazi di natura incontaminata ormai sempre più difficili da trovare, non solo in Trentino. Tutto ormai è consumato nel nome dello sviluppo a tutti i costi, anche rovinando quello che abbiamo di bello e prezioso.

Io non voglio trovare in montagna quello che ho già in città, da cui fuggo almeno per alcuni periodi dell’anno per ritemprare l’anima e il fisico. I fiemmesi dovrebbero capire che molti turisti, e non solo loro, cercano la natura e il silenzio. In un mondo globalizzato e sovraffollato sono e saranno beni sempre più preziosi. Antropizzare il Lagorai per sfruttarlo per il solito turismo di massa è un’idea miope, stupida. Privarsi di qualcosa di unico e prezioso è autolesionismo.

In Alto Adige l’hanno capito: lì infatti ambiente e paesaggio sono curatissimi, ma sembra che ai trentini piaccia più il modello padano dei capannoni e dei centri commerciali, con la montagna-gardaland perfino in quota.

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