Parco Adamello: Brenta: una scelta inopportuna
Eletto un cacciatore a guidare un parco naturale con diverse altre criticità
Sono state definite le cariche istituzionali del Parco naturale Adamello-Brenta. Si è assistito ad un tiro incrociato di polemiche, motivate e innestate dal presidente uscente Joseph Masè contro il sindaco di Bocenago Walter Ferrazza, soffermandosi soprattutto sulla inopportunità che a guidare un parco venga eletto un cacciatore. Ma il tema è probabilmente secondario, visto che per vent’anni alla vicepresidenza del parco orientale, quello di Paneveggio, si è sempre seduto un cacciatore, molto influente e incisivo nelle scelte di gestione della fauna. Stava nascosto dietro le quinte, ma di fatto guidava presidenze oltremodo accomodanti e prive di visione.
Walter Ferrazza è una personalità più complessa, presenta altre criticità. Non certo incompatibilità diretta con l’incarico al quale è stato chiamato, ma certamente una sommatoria di inopportunità. È anzitutto capoufficio tecnico del Comune di Pinzolo, il comune che storicamente utilizza con magistrale spudoratezza e superficialità le deroghe ambientali per infrastrutture nel parco. Ma anche perché il suo sindaco, Michele Cereghini, è a capo di uno studio tecnico tutto suo: è questo intreccio di interessi privati che doveva portare i membri del Comitato di gestione a scelte diverse, valutando con serietà l’inopportunità della elezione alla presidenza del sindaco di Bocenago. E poi constatando la totale inesperienza del nuovo Presidente nella gestione di aree protette, visto che nei 5 anni precedenti nel Comitato di gestione ha collezionato solo assenze, dimostrando un assoluto disinteresse verso l’ente.
Certo, nel debole intervento di investitura Ferrazza ha detto esplicitamente che farà della ricerca un caposaldo del lavoro del parco. Ma i problemi di questo parco sono anche altri. Si tratta di un parco troppe volte sottomesso alle volontà speculative degli impiantisti, adagiato a sostenere i grandi proventi delle Regole provenienti dalla gestione di malghe e rifugi in quota (guarda caso, strutture servite dalla rete sciabile), l’essersi privato della figura portante di un parco, i guardaparco. E ancora il tema della gestione dei grandi predatori e come intraprendere, almeno dentro il parco, una politica seria di coesistenza fra le attività umane e la fauna selvatica. Per ora fotografiamo questa falsa partenza: speriamo che le cariche distribuite non rientrino, come è sembrato ai più, in una logica spartitoria, una parte del poltronificio da gestire nelle Judicarie: nuova presidenza del BIM, la Comunità di valle, la rete delle riserve. Sono stati evitati confronti su una ridefinizione del ruolo dei parchi naturali nel prossimo Piano Urbanistico provinciale, le risposte di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici in atto. Percorsi certamente recuperabili, volendo anche in tempi brevi. Ma con un metodo di confronto decisamente diverso da quello utilizzato nel definire la presidenza.