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Caccia alla volpe

Proteste per l'accanimento delle amministrazioni nei confronti di animali che hanno l'unica colpa di seguire il loro istinto

Serena Ruffilli

Nova Ponente (Bolzano). Nel mese dei morti, per celebrare al meglio la ricorrenza, il sindaco della ridente cittadina, Bernhard Daum, si sveglia con in testa un’ordinanza finalizzata allo sterminio delle volpi. Questi “temibili” animali, pare siano stati definiti dal Sindaco “esemplari disadattati, con disturbi comportamentali e spesso ammalati”.

Come commentare queste affermazioni? “Mandatele dallo psichiatra”? Ridiamo per non piangere.

Siamo esterrefatti per il continuo accanimento da parte delle amministrazioni locali nei confronti di animali inermi, che colpe non hanno se non quella di essere mossi dal primo istinto utile, la fame, che li spinge verso altri viventi, appartenenti alla cosiddetta specie evoluta, nei quali vedono la possibilità di accaparrarsi qualche avanzo, indebitamente abbandonato accanto ai cassonetti, in prossimità delle abitazioni.

Forse il primo cittadino dovrebbe rivalutare la gestione dei rifiuti come si conviene, la via più utile, la più sensata; sceglie invece la più sanguinaria, quella di fucilare a vista chi cerca di riempirsi uno stomaco affamato.

Immaginiamo quindi che il prossimo passo sia la derattizzazione, perché la mala gestione dei rifiuti urbani attirerà sicuramente anche altre specie animali. Prevenire è meglio che curare, gestire l’ambiente in modo corretto è meglio che uccidere.

Nessuna volpe dovrà mai osare avvicinarsi ai centri abitati, perché la sua fine sarà una scarica di proiettili da personale debitamente reclutato e pagato, al fine di sconfiggere il pericoloso invasore. L’orrore di cui siamo capaci non ha contendenti in natura; e la stessa natura, continuamente aggredita e devastata da chi invece di tutelarla e valorizzarla pare solo capace di sterminare chiunque non abbia sembianze simili a quelle dell’homo erectus, ci sta giustamente presentando il conto.

Vergogna e sconcerto, questo il sentimento di chi è incline alla compassione; peccato che quello di chi ci amministra, spesso e volentieri ne sia totalmente privo.

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