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Jeep in vacanza

I pro e i contro di una manifestazione che ha suscitato interesse e critiche

Un trionfo: un primato di affluenza, con 800 jeep (200 in più rispetto al raduno dell’anno scorso in Austria), arrivate all’incontro di Madonna di Campiglio da tutta Italia ma anche da Paesi del Nordafrica e del Golfo Persico. Duecento giornalisti accreditati, tanto contenti che “hanno deciso di fermarsi per l’intera settimana anziché i due giorni previsti”. E poi un pienone negli alberghi, con “un tasso di occupazione delle strutture ricettive del 96% nel corso di una settimana di luglio non esattamente baciata dal sole”, e “ristoranti e negozi invasi da una clientela che per l’80% è composta da famiglie con bambini, una buona quota con cane al seguito. Insomma, un target con buona capacità di spesa di 1500 persone”. E infine, a quanto scrive ancora l’Adige, un evento disciplinato e tutto sommato tranquillo, mica fracassone come gli analoghi appuntamenti americani: “L’ordine regna sovrano: tutti arrivano come soldatini al parcheggio del Prà delle Nasse, parcheggiano in riga, aspettano il loro turno, proseguono verso la pista da sci Bellaria e si inerpicano fino a Ces. Per chi ama passeggiare verso Malga Ces, strada libera. Solo il tratto iniziale è percorso con i motori al fianco. Il commento dei più? ‘Disagio minimo, è comunque una strada normalmente trafficata da auto’”.

Disagi minimi, appunto: per le jeep erano disponibili appena “sei itinerari per un totale di circa 50 chilometri”, e i villeggianti appiedati confermano: “A noi non danno fastidio perché vanno lenti e noi scegliamo i sentieri”.

Se i turisti sono indifferenti se non proprio felici, negozianti e albergatori sprizzano entusiasmo: “S. Martino ha bisogno che l’economia si riprenda. Questi eventi, con tanti stranieri, famiglie e coppie non giovanissime che hanno soldi da spendere, sono una manna”.

Il raduno si chiude il 15 luglio, “una giornata trionfale, con la Jeep parade: 400 auto monomarca, all’ora di pranzo, hanno sfilato per le vie di San Martino di Castrozza strombazzando allegramente scortate da carabinieri e polizia municipale”. E l’Adige tira le somme, concludendo che “il business convince” e che questa è stata “una ventata positiva in una valle dove il sentire comune è che le attività economiche di Primiero e Vanoi stanno morendo”; certo, con “un indotto che sfiora i 500 mila euro, visibilità mediatica garantita anche sul lungo periodo, ricettività sold out in una settimana di bassa stagione”, il discorso è chiuso.

Questi grandi eventi - ribadisce il sindaco di Primiero – sono fondamentali per far rivivere i fasti del passato”. Viceversa – accusa un impiantista – “la polemica ideologica continua con Parco, Sat e ambientalisti danneggia la località, ogni iniziativa e purtroppo alla fine anche l’ambiente”. A questo punto, un ristoratore si sente anche in dovere di fare dell’ironia alla faccia degli ambientalisti criticoni: “È inaccettabile un evento del genere. Troppi hotel full, troppi stranieri a riempire bar, ristoranti, negozi e le vie del centro. Troppi giornalisti da tutto il mondo a fare articoli e foto. Troppi i sentieri danneggiati dalle centinaia di migliaia di jeep che hanno solcato a folli velocità i nostri boschi. Troppo lungo l’evento stesso, di ben sei giorni”.

Già, gli ambientalisti. “Il territorio di Primiero ha promosso a pieni voti il Jeep Camp”, ma L’Adige dà un po’ di voce anche a loro.

Luigi Casanova: “Nelle grandi città europee, ma anche in quelle piccole e anche in Trentino, si cerca di tenere le macchine fuori dai centri, lontane dalle aree più belle. Qui addirittura le portiamo in montagna”. E Daniele Gubert, dell’Ente Parco: “Quello che sta accadendo ha tutte le caratteristiche di una svendita: ci siamo costruiti una reputazione che ci pare venuto il momento di monetizzare, come una banale asta sulla verginità”. Fino all’accostamento proposto da Francesco Borzaga, eccessivo quanto si vuole ma con una sua logica: “Questo evento mi ricorda il caso di Venezia, dove enormi alberghi galleggianti sfornano legioni di vacanzieri. Fare turismo in collaborazione con e a profitto di potenze economiche è impresa facile e di buon profitto”.

Dopo tanti colpi al cerchio, l’Adige accenna un timido colpo alla botte, con una conclusione pilatesca: “Da questa settimana di Jeep Camp emerge insomma come sia auspicabile che l’idea di turismo montano trovi una sintesi, preservando però anche il pensiero del territorio”.

Ci riporta coi piedi per terra – pensate! – l’assessora leghista all’Agricoltura, foreste, caccia e pesca, Giulia Zanotelli: “Vi è stata effettivamente una violazione delle norme. I mezzi circolavano in aree non autorizzate dal provvedimento e per questo è al vaglio la possibilità di contestazione della violazione anche di altre norme sulle foreste e la protezione della natura”.

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