Elezioni: ragioniamo sui numeri...
I trend elettorali degli ultimi 10 anni: conferme ma anche sorprese
Non è mai semplice leggere i dati elettorali. Servono mani esperte per interpretare numeri che sono suscettibili di una varietà di analisi. Tuttavia anche i profani come lo scrivente possono portare alla luce alcune evidenze significative per comprendere il perché di un fenomeno politico.
Perché in Trentino è entrato in crisi un sistema ventennale? Quali sono le ragioni del crollo dell’ex centrosinistra autonomista? E soprattutto cosa è accaduto veramente il 21 ottobre? In questo articolo ragioneremo soltanto di numeri senza sfiorare le questioni concrete che stanno alla base della vittoria della destra.
Quando si parla di elezioni troppe volte l’affluenza è un dato la cui portata viene sottostimata e spesso dimenticata dopo poco. Eppure condiziona e per certi versi determina il risultato. Guardiamo i dati degli ultimi dieci anni. Nel 2008, 2013 e 2018 si sono tenute, a distanza di pochi mesi, le elezioni politiche e quelle provinciali. Questa serie identica ci consente raffronti molto precisi. In dieci anni la differenza tra i votanti alle politiche e quelli alle provinciali è di circa 15 punti: ciò vuol dire che alle elezioni locali, quelle che dovrebbero essere più sentite dal “popolo trentino”, vanno a votare 50 mila cittadini in meno rispetto alle politiche.
Questo comportamento può significare che i trentini “sentono” di più le elezioni nazionali, perché i mezzi di comunicazione coprono maggiormente le elezioni politiche. Di converso, si potrebbe dire che i trentini sono più condizionati da quanto succede in Italia rispetto alla gestione amministrativa della propria Provincia. Subiscono maggiormente il trend nazionale. Almeno di più rispetto a qualche decennio fa. Contano poi i voti validi, al netto di schede bianche o nulle. I voti validi sono circa 40 mila in meno.
Riguardo alle elezioni provinciali un notevole balzo al ribasso come affluenza è avvenuto tra il 2008 e il 2013, quando si sono persi 35.680 voti validi (per le liste), pari a un calo del 13% in termini relativi. Quest’anno i voti validi sono aumentati di circa 12 mila, benché l’affluenza generale sia sostanzialmente rimasta invariata. Tuttavia rispetto al 2008 “mancano” più di 20 mila voti.
Di solito si guarda alle percentuali dei singoli partiti, al risultato delle coalizioni o dei singoli candidati, soprattutto in caso di elezioni dirette. Ciò è naturale, perché sono questi dati che determinano l’esito finale, chi vince o chi perde. Insomma, quello che conta di più. Se si vogliono analizzare le tendenze invece, se si vuole leggere tra le righe, occorre astrarsi dalle percentuali per guardare alla cifra effettiva dei voti. Anche le coalizioni si compongono e si ricompongono, tradendo però il reale orientamento dell’elettorato. Nel 1996 Prodi vinse le elezioni soltanto perché Lega e Forza Italia avevano litigato. Se fossero state unite avrebbe vinto la destra. Questo significa che nel Paese c’era una maggioranza relativa di destra.
In questa analisi ho scomposto le varie coalizioni nelle tradizionali aree politiche (sinistra, centro e destra), anche se negli ultimi anni si sono notevolmente trasformate. Guardando al Trentino esiste in più un’area definibile come autonomista che ha un importante ruolo. Certo, questa operazione può essere arbitraria, ma risponde a una valutazione generalmente condivisa. Questa griglia interpretativa ci porterà a risultati davvero sorprendenti.
Il primo dato molto evidente è la discesa costante e accelerata della cosiddetta “sinistra” (usiamo questo termine per comodità, mettendoci dentro tutti e raggruppando le varie denominazioni). La sinistra in 10 anni ha perso circa il 46% dei suoi voti, circa 60 mila elettori. I partiti della sinistra “radicale” restano invece quasi invariati. Questo alle politiche. Alle provinciali – sorpresa! – la sinistra in tutte le sue componenti perde meno, circa il 30% dei voti, pari a circa 25 mila elettori (ricordiamoci però il calo dell’affluenza). La diminuzione maggiore riguarda la sinistra “di governo”, PD in testa, che da solo perde 23.701 voti, pari al 40% del suo elettorato. La situazione nel 2018 migliora di poco con il parziale successo di Futura2018, ma il risultato non cambia. Anche la sinistra “radicale” perde qualcosa rispetto al 2013 ma i suoi numeri restano insufficienti per portare un eletto in Consiglio.
Passando alla destra, emerge subito un dato che può sorprendere: alle elezioni politiche del 2008 la coalizione Lega-PDL ha preso 30 mila voti in più rispetto alla consultazione di quest’anno (dato che non cambia sostanzialmente anche se consideriamo gli altri partitini di destra). La percezione che abbiamo è contraria: siamo portati a credere infatti in una irresistibile avanzata della destra anche in Trentino.
Il dato reale invece riguarda il capovolgimento dei rapporti di forza tra Lega e Forza Italia. Alle provinciali invece sembra che la destra, pur avanzando, non sfondi. In questo caso però la scelta di collocare in questo insieme alcune liste locali (per esempio ho messo in questo gruppo “Amministrare il Trentino” di Nerio Giovanazzi, “Civica Trentina” di Rodolfo Borga, “Agire” di Claudio Cia e “Tre” di Roberto De Laurentis che non erano nelle stesse coalizioni) può sembrare arbitrario. A leggere i dati però il Trentino non si scopre improvvisamente “di destra”: in 5 anni ha conquistato qualcosa come circa 57 mila voti, che però scendono a 2500 se si rapportano con il 2008.
L’area di Centro subisce i maggiori sconquassi. Nel 2008 – sia alle politiche, sia alle provinciali – quasi non esisteva. A livello italiano l’UDC prendeva il 5,6% (in Trentino il 6,4% pari a 20.307 voti) e altre forze minori prendevano briciole: la somma delle due coalizioni maggiori sfiorava l’85%. Così alle provinciali: Dellai e lo sfidante Divina raggiungevano insieme il 93%! Nel 2013 lo scenario mutava radicalmente sia per la comparsa prepotente del Movimento 5 Stelle sia per il tentativo fallito di Mario Monti. Alle politiche di febbraio 2013 il quadro si frazionava: le prime due coalizioni arrivavano a circa il 29%, il partito di Grillo al 25,5% e Scelta Civica di Mario Monti ad un significativo 8,3%. Sembrava che la destra fosse finita. In Trentino Scelta civica – con Dellai candidato per la Camera – prendeva 60.030 voti, quasi il 20%.
Così alle provinciali la destra si divideva in quattro, il M5s non sfondava (il candidato presidente Degasperi prendeva appena il 5,72% pari a 14.241 voti) e Ugo Rossi vinceva tranquillamente sulla coalizione “centrista” guidata da Diego Mosna che comunque sfiorava i 50.000 voti. Al suo interno “Progetto trentino”, la lista di Silvano Grisenti, superava i 20 mila voti. L’altro partito centrista – ma alleato con il centrosinistra autonomista – l’Upt, perdeva 17.500 voti rispetto a cinque anni prima ma arrivava ugualmente al 13,33%.
Come sappiamo, quest’anno il quadro si rovescia ancora: il centro letteralmente svanisce, tutto si scompone con il successo del M5s, la nascita del governo Conte e l’irresistibile avanzata della Lega di Salvini. In Trentino, alle elezioni politiche, quello che doveva essere l’erede del partito di Monti – capitanato stavolta dalla ex ministra Lorenzin – prende 6.399 voti (sic!). Buona parte degli elettori in uscita finiscono per votare direttamente Lega: un fenomeno che, come vedremo, sarà determinante per l’esito delle ultime provinciali, quando, seppur in coalizioni opposte, sia l’Upt che Progetto trentino hanno un tracollo perdendo ambedue più del 60% del loro elettorato.
In questo contesto cosa accade nell’area autonomista, che pure in Trentino ha un ruolo non trascurabile? Semplice, non accade praticamente nulla. È impressionante notare la serie numerica del PATT che nelle tre tornate elettorali delle politiche prende circa lo stesso numero di voti. Per le provinciali si nota l’effetto “candidato presidente”: nel 2013, con Rossi sicuramente vincente, il PATT supera i 40 mila voti. Cinque anni dopo ne perde 9 mila, ma non è una disfatta. Se sommiamo i voti delle liste che si richiamano all’autonomia – pur appoggiando diverse coalizioni – ci accorgiamo che in 5 anni l’elettorato è rimasto identico. In 10 anni invece il bacino dell’elettorato autonomista è raddoppiato, anche grazie alla presenza di più liste.
Infine il M5s ha un chiaro andamento a fisarmonica: alle politiche ottiene ottimi successi, alle provinciali riduce del 70% i suoi voti (circa 50 mila elettori) conquistando comunque 18.437 votanti il 21 ottobre scorso (circa il 7%).
Cosa concludere?
Cerchiamo di dare un senso a questa carrellata di dati. Ecco alcuni elementi significativi. In primo luogo il calo del numero dei voti validi (cioè in generale dell’affluenza) colpisce chiaramente la sinistra e, in misura minore, le forze di centro.
Ciò non toglie che la sinistra, in tutte le sue forme, perde consenso. In questa sede non c’è spazio per approfondire il perché. Guardando però ai numeri e anche ai protagonisti politici – quasi tutti provenienti da un’area di sinistra – il M5S in Trentino rappresenta un elettorato che votava fino a poco tempo fa PD e Italia dei Valori. Per parafrasare D’Alema, è una “costola della sinistra”.
I partiti genericamente detti di “centro” subiscono un crollo verticale. La discesa dell’UPT di Dellai è impressionante: in 10 anni perde 50 mila voti. Alcuni sono stati recuperati da “Progetto trentino”, ma anch’esso in cinque anni vede più che dimezzarsi i voti. Quindi la fine della cosiddetta “anomalia trentina” è essenzialmente la fine del sistema Dellai con la propaggine del vecchio sodale Grisenti, ora passato all’alleanza con la Lega. Come abbiamo visto a livello nazionale, anche qui in Trentino molti di quei 50 mila elettori fedeli un tempo a Dellai traslocano direttamente o quasi alla Lega.
L’area autonomista regge, ma si sposta anch’essa a destra. Il Patt perde 9.500 voti che vanno probabilmente alle liste autonomiste apparentate con la destra. Ciò non toglie che, in Trentino, quest’area rappresenta ancora un bacino di elettori influente se non determinante per le elezioni provinciali.
Viene da chiedersi perché il Patt di Rossi perde molto di meno dell’Upt con cui condivideva la Giunta provinciale. La spiegazione più semplice sarebbe quella che gira per la maggiore: l’Upt perde perché alleata con la “sinistra”. Ma è un’idea fuorviante. Perché allora doveva essere premiato “Progetto trentino”. Forse è contata la tradizione decennale del Patt, forse erano migliori i candidati in lista, forse Rossi aveva seminato bene prima. Quest’area autonomista però non riesce ad avere un leader riconosciuto capace di attirare anche altre forze. Rossi ha dimostrato di non esserlo.
La destra vince perché riesce a mantenere, anzi quasi a fidelizzare, il suo elettorato che non aumenta di tanto ma non si astiene e va a votare Lega. La destra ha saputo unificarsi attirando anche molti elettori “di centro”. La destra ha un leader. Ma non è Fugatti. È Salvini.
Partito | 2008 | 2013 | 2018 |
---|---|---|---|
PD | 59219 | 52412 | 35518 |
IDV | 7474 | 3927 | |
ANDREOLLI | 5363 | ||
VERDI/FUTURA | 7579 | 4548 | 17660 |
RIFORMISTI | 2579 | ||
SINISTRA DI GOVERNO | 79635 | 63466 | 53178 |
SIN ARC/SEL/LEU | 4286 | 3555 | |
ALTRI | 4563 | 2742 | 2101 |
TOTALE | 4563 | 7028 | 5656 |
TOTALE SiniStra | 84198 | 70494 | 58834 |
PDL/Forza Italia | 33597 | 10495 | 7204 |
LEGA | 38536 | 14768 | 69117 |
CENTRO DESTRA | 72133 | 25263 | 76321 |
Fiamma/la destra/fdi | 3295 | 3699 | 3687 |
CIVICA DIVINA + ALTRI | 17678 | ||
GIOVANAZZI | 4429 | 5060 | |
CIVICA TRENTINA | 8806 | 11769 | |
ALTRI | 1311 | 1348 | 9275 |
TOTALE destra | 98846 | 44176 | 101052 |
UPT | 49035 | 31653 | 10137 |
PROGETTO TRENTINO | 21450 | 8251 | |
DELLAIANI &C | 49035 | 53103 | 18388 |
UDC | 5315 | ||
LEALI | 6449 | ||
ALTRI | 4972 | 2981 | |
TOTALE CENTRO | 60456 | 56084 | 23703 |
M5s | 14241 | 18437 | |
PATT | 23336 | 41689 | 32109 |
INSIEME AUTONOMIA | 3371 | ||
AUTONOMIA 2020 | 3160 | ||
AUT. POPOLARI | 7627 | ||
AUTONOMIA DINAMICA | 5120 | ||
POPOLI LIBERI | 2285 | ||
TOTALE | 23336 | 48220 | 4714 |
Partiti | 2008 | 2013 | 2018 |
---|---|---|---|
PD | 102359 | 72852 | 56936 |
IDV | 15149 | ||
SIN ARC/SEL/LEU | 9374 | 7458 | 8282 |
ALTRI | 4333 | 5976 | 5413 |
TOTALE Sinistra | 131215 | 86286 | 70631 |
PDL/Forza Italia | 86977 | 46187 | 25628 |
LEGA | 52111 | 22523 | 80682 |
CENTRO DESTRA | 139088 | 68710 | 106310 |
Fiamma/la destra/fdi | 7370 | 1925 | 10118 |
ALTRI | 1311 | 1348 | |
TOTALE destra | 147769 | 71983 | 116428 |
UDC | 20307 | 3573 | 1879 |
SCELTA CIVICA | 60030 | ||
FARE | 5021 | ||
LORENZIN | 6399 | ||
PIù EUROPA | 10056 | ||
TOTALE CENTRO | 20307 | 68624 | 18334 |
M5s | 63758 | 74685 | |
SVP/PATT | 15054 | 14650 | 14523 |