Il nostro Antonio Razzi
Probabilmente è Antonio Razzi il personaggio meglio riuscito di Maurizio Crozza: il senatore abruzzese, nella parodia ma anche nella realtà, è un tale concentrato di ignoranza e spudoratezza da far ridere a crepapelle, e al contempo da lasciare increduli. E sorge subito la domanda: ma come hanno fatto gli abruzzesi a votare un personaggio del genere, che chiaramente dei doveri istituzionali se ne impippa, e programmaticamente si fa (eufemismo) gli affari suoi?
Ora possiamo risponderci da soli: anche noi trentini, che ci sentiamo più civili e rigorosi, abbiamo il nostro Razzi. Non senatore ma onorevole, e oggi consigliere provinciale: Giacomo Bezzi, attualmente di Forza Italia.
Con il Razzi più sgangherato infatti, il nostro Bezzi condivide il sostegno ad uno dei peggiori ceffi della politica mondiale, il noto dittatore nord coreano Kim Jong-un. È stato infatti in un viaggio organizzato da Razzi (e da Matteo Salvini) che il nostro ha potuto conoscere la Corea del Nord, e trarne le sue conclusioni: “è tutto diverso da come viene descritto dall’Occidente. Non ho visto nessun povero per la strada e nessuno a chiedere la carità come in Europa. Da quelle parti tutti hanno un lavoro e una casa” spiega al Trentino.
E dopo questi apprezzamenti per la politica interna, passa alla politica estera e alla strategia militare: “Ho molti dubbi che abbiano le armi atomiche… Per conquistare la Corea basterebbe attaccarli con arco e frecce, altro che portaerei.” Quindi robuste prese di distanza dalla guerrafondaia politica americana (in contraddizione con i precedenti osanna alla vittoria di Donald Trump, che apriva a “sentimenti di speranza e fiducia nel futuro”) e una chiusura azzardata “io la penso esattamente come Papa Francesco”. Che viene buono per tutti gli usi, anche se agli antipodi dai dittatori sanguinari.
Due giorni dopo, travolto dalle critiche, Bezzi parzialmente rettifica, precisando di “condannare sempre ogni forma di dittatura in quanto tale”.
Ecco, Bezzi non è propriamente Razzi. Non condivide con il senatore abruzzese la pervicace impermeabilità alla realtà. Ma il cinismo ci sembra lo stesso.