Fertilità: una parolaccia?
Prendere le difese di una ministra del Nuovo Centro Destra, oltre che insolito, ci riesce alquanto imbarazzante, ma tant’è: Beatrice Lorenzin, con la sua iniziativa del “Fertility Day” è stata oggetto di una valanga di critiche che ci sembrano immeritate.
“Ipocrite campagne pubblicitarie”, “Una vergognosa presa in giro” - leggiamo sul “Fatto Quotidiano”, nel cui forum gli interventi maramaldeggiano: “Questa campagna vuol far credere che la mancata maternità/paternità sia un capriccio dei giovani”, “Campagna bigotta, sessista, lesiva della dignità delle persone che hanno problemi ad avere figli”. “Questa campagna è oscena, disgustosa, stupida, offensiva, sbagliata, scorretta, reazionaria, immorale e anche inutile”. E non manca chi ci intravede il complotto: “Quando l’elogio della fertilità sarà completo e ben assimilato, si ritornerà a demonizzare le unioni infertili, come quelle omosessuali”.
Altre pesantissime osservazioni sono giunte da Roberto Saviano e dalla filosofa Michela Marzano.
Osservazioni che si possono anche condividere, se riferite ai manifesti che si sono visti (alcuni troppo sbarazzini, altri decisamente infelici); ma l’iniziativa in sé, come vedremo, è un’altra cosa, decisamente più seria. Magari, prima di sparare ad alzo zero, sarebbe buona cosa informarsi.
Il principale argomento dei critici è che la scarsa natalità è causata soprattutto dalla situazione economica, dal lavoro precario, dalla mancanza di una politica per le famiglie, dalle lacune nei servizi, ecc. Discorso sacrosanto, che però non riguarda la nostra ministra, che è intervenuta nell’ambito delle proprie competenze.
Ma forse si tratta - come scrive qualcuno - di un’iniziativa bigotta che riecheggia la politica demografica del Ventennio (“Siamo tornati al fascismo di Mussolini” - abbiamo anche letto)?
“Non è nostra intenzione fare una campagna per la natalità, ma fare prevenzione perché l’infertilità è una questione di salute pubblica” - ha dichiarato la Lorenzin.
Non vogliamo crederle? Andiamo allora a leggere sul sito alcune delle tematiche su cui il Ministero intende fare informazione e sensibilizzazione: “L’alcol dimezza la tua fertilità”, “Quando e come controllare l’apparato riproduttivo e sessuale dei bambini”, “Diagnosi e terapia dell’infertilità maschile”, “L’importanza della diagnosi precoce del varicocele”, “Prevenzione, igiene e rapporti sessuali protetti” (con raccomandazione del profilattico), “Terapie oncologiche e fertilità”, ecc.
Neppure si può dire che il problema non esista: la sempre più bassa natalità, non compensata neppure dal “contributo” dell’immigrazione (vedi in proposito l’articolo) inchioda l’Italia in fondo alla classifica dei paesi europei, con conseguenze a lungo andare preoccupanti, checché ne dica qualche spritoso: “È mio diritto non produrre ulteriori polimeri di carne su questo pianeta poiché il loro aumento non procura che problemi ulteriori”. E le recenti battaglie sul tema della fecondazione assistita dimostrano che l’aumento dell’infertilità sia maschile che femminile non è una barzelletta.
Accanto ai critici tombali, ci sono poi i sostenitori del “non è abbastanza”. È il caso di Samantha De Boni, presidente di “Giglio d’Iside”, benemerita associazione trentina che si occupa di tematiche che vanno dalla fecondazione assistita ai rapporti genitori-figli, al bullismo, che in una bella, dolente lettera aperta al ministro così si racconta: “La delusione mensile di non rimanere incinta, le difficoltà ad accettare di essere ‘incomplete’ agli occhi della società. la difficoltà fisica emotiva ed economica di accedere alle cure... Cara ministra come può pensare di dedicare una giornata alla fertilità senza pensare a noi? Ho 30 anni e il primo figlio arrivato a 20 grazie a delle cure ottenute all’estero. Per il secondo ci sono voluti 6 anni e nel frattempo il mio organismo è stato bombardato da 10 cicli ormonali visite, cure specialistiche... E non le descrivo la pesantezza psicologica di tutto ciò... Ora sono altri 4 anni quasi che cerchiamo il terzo, le mie ovaie son già state bombardate senza risultato e in Procreazione Medicalmente Assistita non si può accedere se si hanno già figli. Bene: perché prima di dedicare una giornata alla fertilità non pensa a tutte queste cose? Perché non vengono facilitati gli accessi in pma? Perché non annulla le spese per i cicli di concepimento? Perché non fate qualcosa per accorciare i tempi di attesa per poter accedere alle cure?”.
Giusto: ma vogliamo affrontare un argomento alla volta?
Concludiamo con un commento tratto dal forum di “Repubblica”. “Siamo la società dell’indignazione farlocca: se lo Stato fa promozione per far fare moto alle persone per evitare problemi cardiovascolari, la comunità dei tetraplegici deve insorgere perché loro non possono farlo?”