TAV Brennero: un affare privato?
La strada per la località Novaline, a ridosso di Trento, è immersa nei vigneti e nei boschi; un panorama mozzafiato. Nei giorni scorsi, una trivella ha iniziato a lavorare per effettuare i primi carotaggi di campione per quella che sarà una delle opere più devastanti che il Trentino si troverà a subire: il treno ad alta capacità, la TAC!
La chiamano così, invece di TAV, forse per cambiare il nome che evoca altre situazioni di impatti ambientali e proteste associate, tipo val di Susa. Questo inizio dei lavori è partito in sordina, senza alcuna comunicazione da parte della politica locale: Provincia e Comune non si sono degnate di avvisare la popolazione, non hanno creato quel necessario canale di informazioni per avvisare la popolazione di questi primi carotaggi. Ma alcuni cittadini trentini si sono associati in comitati, per protestare contro questa nuova opera devastante per il territorio trentino. Centinaia di chilometri in galleria, che attraversano le montagne da Verona al Brennero, intercettando falde acquifere di importanza vitale per le floride campagne trentine, che producono alcuni tra i migliori vini del pianeta. Tagliando montagne al cui interno scorrono fiumi che alimentano laghi secolari, che rischiano modificazioni pericolose o addirittura il prosciugamento, la TAC rischia di essere costruita nel pieno disinteresse dei cittadini trentini, che vengono tenuti all’oscuro da una politica poco trasparente. Nella perizia idrogeologica della provincia di Trento, documento ufficiale di analisi del territorio, legata a questo progetto, si pone in evidenza il rischio di intercettazione di molte falde acquifere, soprattutto nell’area di Besenello, comune della piana dell’Adige
Ma se, da una parte, c’è una latitanza della politica, che certo non brilla per trasparenza verso gli elettori, vi è pure un certo attivismo da parte di alcuni cittadini, che in questi giorni stanno creando un vero e proprio presidio nella zona dei carotaggi; il presidio vuole richiamare l’attenzione sul problema degli impatti ambientali che tale opera avrà sul Trentino, ma anche svegliare la cittadinanza ignara e apatica di Trento e dintorni sui grandi investimenti di risorse pubbliche che tale opera prevede; milioni di euro per un’opera devastante che stravolgerà l’assetto orografico dell’asta dell’Adige. Investimenti che vedono coinvolti molti soggetti dell’economia trentina: le istituzioni in primis, dove la provincia di Trento è sostenitrice e socia di R.F.I. e partecipa in prima persona alla realizzazione di tale opera
Sabato 7 novembre, alcuni manifestanti hanno forzato il posto di blocco, andando ad occupare simbolicamente la trivella dei carotaggi; le forze dell’ordine, presenti in numero enorme, hanno ritenuto di usare anche i lacrimogeni per tentare di allontanare i manifestanti, tra i quali vi erano donne con bambini piccoli, che certo non rappresentavano minacce particolari; spropositata la reazione delle forze dell’ordine, certamente. Alcuni ragazzi sono riusciti a salire sulla trivella, occupandola fino a sera in segno di protesta.
Angoscianti le recenti dichiarazioni della giunta provinciale, attraverso l’assessore Mauro Gimozzi nella trasmissione “Filo Diretto” di Trentino TV di lunedì 9 novembre, nella quale dichiara: “Nulla è deciso; si fanno i carotaggi per vedere se l’opera è fattibile e poi si deciderà”. Queste frasi di circostanza servono, ovviamente, per calmare gli animi e indurre i cittadini a pensare che davvero nulla sia deciso; ma le cose proprio così non sono, visto che ci sono già attive partecipazioni societarie, da parte della Provincia stessa, nell’opera. Intanto, il presidio continua, le attività delle associazioni di liberi cittadini che non credono in questi modelli di sviluppo insostenibili sono tese a creare consapevolezza nella cittadinanza, divulgando informazioni che, invece, i rappresentanti politici istituzionali si guardano bene dal divulgare e discutere. Molto meglio tacere, lasciar cadere nell’oblio la protesta, evitare il confronto. Così il cittadino medio rimane ignaro di ciò che stanno scavando sotto i suoi piedi; evitare il confronto è una strategia vecchia, additare i movimenti no-TAV in maniera semplicistica, come persone violente, che non cercano il dialogo, è solo voler offuscare il vero problema: quest’opera s’ha da fare solo per interessi di pochi, non certo per il bene comune. Se così non fosse, aspettiamo i politici locali ad un confronto aperto, dove si possano mettere in tavola seriamente tutti i pro e i contro e poi decidere per il meglio. Sempre che sia ancora possibile decidere, come asserisce l’assessore Gilmozzi. Se invece tutto è già deciso, in forma occulta e misteriosa come temo, aspettiamoci davvero proteste molto più vivaci...Val Susa docet!