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Cooperazione: lettera al fondatore

Alessandro Giacomini

Spettabile don Lorenzo Guetti, rammento fervidamente quanto a suo tempo ella disse: “Se il socio se la prende con indifferenza, viene alla sessione come qualcuno giunge al fumo delle candele della S.Messa, allora c’è poco da sperare in simili soci”.

Purtroppo la situazione è alquanto peggiorata: molti soci della cooperativa di Pinzolo preferiscono rifornirsi di pane e latte dalla concorrenza, compromettendo la valenza storico-sociale e la fiducia nella stessa.

Le assicuro però che i soci non hanno colpe, forse qualche innocente peccato, ma nulla di più: i serial killer del mondo cooperativo sono individuabili nei vertici amministrativi e per essere più chiari la erudisco con alcuni brevi ma emblematici esempi.

Fino a non molto tempo fa nella stupenda valle dell’Adige c’era una cooperativa vitivinicola che produceva dell’ottimo vino con un’ampia marginalità, poi, come una parabola al contrario, hanno trasformato quell’ottimo vino in aceto, il tutto a causa di speculazioni immobiliari fallimentari, con il benestare della sua diocesi tramite la sua finanziaria, l’ISA. Sì, ha capito bene, la curia trentina ha una sua finanziaria, ma questa è un’altra storia.

Altro significativo caso è il caseificio dove lei ha vissuto, quello di Fiavè-Pinzolo. Concordo con il suo stupore: “Fallire con la trasformazione del latte è pressoché impossibile”; mi creda, qui in Trentino tutto è possibile, semplicemente basta sostituire il colore delle mozzarelle con un blu intenso afrodisiaco, ma soprattutto, grazie alla passione per il ciclismo di un dirigente del caseificio in questione, per cui lo stesso piccolo caseificio si fa carico di sponsorizzare una squadra professionistica internazionale di ciclismo, di quelle che solitamente sono sostenute esclusivamente da sponsorizzazioni di ditte multinazionali se non da stati indipendenti con risorse immense, veda l’Astana del Kazakistan.

Concludo, caro Don Lorenzo, con la vicenda della cooperativa di Pinzolo commissariata: è da quasi un anno che per vendere il pane e il latte c’è bisogno del commissario imposto.

Tale vicenda dipende da varie criticità strutturali e vetuste vicissitudini, ma riassumendo possiamo dire che se il fornitore è unico (SAIT) lo sarà pure il costo della merce

Poi, la formazione del personale, dirigente e non solo, latita, dunque, molto autoritarismo e scarsa managerialità.

Poi il protezionismo geografico: con pressioni politiche e ricorsi in tribunale, a scapito della volontà popolare, per impedire l’apertura del supermercato concorrente e adiacente della famiglia Poli, sono state messe in atto strategie che hanno creato solo malumori nella popolazione, perché il socio cliente vuole una concorrenza leale fatta di qualità e prezzo di mercato, quello che attualmente è la politica del supermercato Poli.

Si è poi giunti all’assurdo che una famiglia cooperativa di consumo come quella di Pinzolo, ampiamente patrimonializzata e con un fatturato di 25 milioni di euro, vada a delocalizzare la propria struttura per un immobile (magazzino Ingros), distante poche centinaia di metri, conferendo al proprietario un affitto astronomico.

Mi chiede se sono possibili soluzioni? La mia personale risposta, semplice quanto provocatoria, è la seguente: foglio di via al commissario e sostituire la dirigenza della coop di Pinzolo con la famiglia Poli.

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