Editoria locale: un equilibrio delicato
Qualche riflessione a margine della della mostra dell’editoria trentina
“Medita”. Non è un invito alla riflessione ma l’acronimo della mostra dell’editoria trentina svoltasi dal 25 al 27 settembre in piazza Fiera a Trento. La rassegna, giunta alla sua quarta edizione, ha ospitato 16 editori trentini a rappresentanza dell’industria libraria locale. Presenti all’evento anche alcune delle opere finaliste della XIII Rassegna internazionale di satira “Città di Trento”, organizzata dallo Studio d’Arte Andromeda.
Il tema dell’appuntamento di quest’anno è stato il libro e la sua evoluzione e trasformazione: “Il libro è morto, viva il libro”. Un titolo che racchiude in sé un concetto di forza e resistenza nel tempo della carta stampata. Ovvero, riconosciamo che le vendite in questo settore sono diminuite considerevolmente, ma permane in molti la consapevolezza dell’insostituibilità di ciò che ha rappresentato e rappresenta tutt’ora il libro come strumento genuino e veicolo indispensabile di diffusione culturale ed anche come amico umile e rassicurante, spesso compagno di letto, che chiede in cambio solo di essere spolverato di tanto in tanto.
I libri accolti sugli stand della fiera hanno offerto un ampio ventaglio di tematiche. Turismo, storia, educazione, religione e spiritualismo in genere, scienza e natura hanno trovato visibilità in testi che a mio parere non hanno nulla da invidiare a quelli presenti sul mercato nazionale; testi che rivelano attenzione e sensibilità per le questioni attuali oltre a capacità di analisi minuziosa della società contemporanea. Mi riferisco ad esempio a “La ragionevole creazione” di Mauro Stenico (edito dalla Fondazione del Museo Storico del Trentino), che riassumendo la diversità tra le varie ideologie in tema di cosmologia, raccoglie confronti e riflessioni su teorie che l’uomo si è fatto al di là del dato empirico che possiede.
Altra novità, l’irriverenza del “Bestiario di incerta umanità” di Giorgio Antoniacomi (edizioni Publistampa), un catalogo delle nevrosi della società che nascono dal rifiuto della realtà e delle responsabilità che ne conseguono; un inventario di iperboli in cui possiamo ritrovare un po’ di noi stessi e degli altri e - perché no - cogliere degli spunti al miglioramento.
Durante la mostra molto si è naturalmente discusso sull’impresa editoriale. È stata quindi un’occasione per informarsi sulla situazione effettiva (oltre che per avere uno sconto sui libri presenti).
Indubbiamente è necessaria una sostanziale ristrutturazione del settore: la gente non compra più libri come una volta. Inoltre la crisi economica non ha fatto altro che aggravare quella propria dell’editoria. Una crisi nella crisi, insomma. Le percentuali parlano chiaro: secondo una statistica del 2003 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’Italia detiene il record di “illetteratismo”. Solo il 3,3% degli italiani adulti raggiunge un livello di competenza linguistica di medio-alto livello contro la media europea dell’11,8%; e il 22,7% della popolazione nazionale possiede invece analfabetismo funzionale, rispetto a una media europea del 15,5%.
All’interno di uno scenario simile l’editoria trentina soffre inoltre per il ruolo marginale giocato all’interno dell’industria libraria nazionale. Come sappiamo, la nostra economia trae molto beneficio dalla pubblicistica “territoriale” che racconta la bellezza dei paesaggi e della cultura tradizionale; in questo senso il libro in Trentino rappresenta quindi un fattore economico di ricchezza e un simbolo di un passato, presente e futuro di una terra aperta al mondo.
Parliamo di questi temi con Paolo Curcu, direttore editoriale della “Curcu & Genovese”, che come altri editori trentini ha puntato largamente su una produzione che privilegia le tematiche locali, che risultano gradite anche ai turisti..
Ma per quanto riguarda la diffusione a livello nazionale, la concorrenza è durissima: qui sono i grandi editori a prevalere, potendo contare sulla spinta pubblicitaria e sulla visibilità sui media.
“Gli editori trentini stampano 8-900 titoli all’anno per un totale attorno alle 60.000 copie- ci dice Paolo Curcu - ma anche quando alcuni titoli riescono, con fatica, a diventare best sellers, rimangono poco tempo sugli scaffali perché presto vengono sopraffatti dalle novità e dalle nuove esigenze di mercato, che pure non sempre corrispondono ad una buona lettura. Se d’estate, quindi, le vendite possono essere incrementate dalla presenza dei turisti, durante il resto dell’anno la produzione locale viene soffocata da quella nazionale”.
Le imprese trentine hanno bisogno quindi di strumenti quali mostre, rassegne ed altri eventi, preferibilmente con un contatto diretto con i consumatori. Questo quarto appuntamento con il libro ha dimostrato ancora una volta, che ciò in cui difetta l’editoria trentina non è tanto la qualità, ma piuttosto la possibilità di farsi conoscere, raccontarsi e farsi apprezzare dai lettori. Senza contare che la valorizzazione della cultura del libro si sposa alla perfezione con le politiche giovanili provinciali, tese ad una diffusione capillare della cultura.
Durante l’inaugurazione della rassegna, Lucia Maestri, assessora alla Cultura del Comune di Trento, ha sottolineato l’importanza della definizione di impresa culturale, che non è una comune impresa industriale, e la necessità di sostenere i piccoli editori indipendenti.
A questo scopo verrà discusso in Consiglio Provinciale, a gennaio 2016, un disegno di legge che prevede maggiori incentivi a favore della promozione di attività quali incontri con editori, fiere, corsi di qualificazione in ambito editoriale e maggiore risalto alle opere locali da parte della Provincia. A quest’ultima viene inoltre richiesto di favorire i piccoli editori indipendenti incaricandoli della pubblicazione di opere edite direttamente dalla stessa Provincia.