Addio, Griso
Siamo al 3 marzo e il tempo sembra volgere al bello per Silvano Grisenti: il Procuratore Generale della Cassazione ha infatti chiesto di cancellare l’accusa di corruzione nei suoi confronti, nel qual caso cadrebbe la sospensione dal Consiglio provinciale, avvenuta sulla base della famosa legge Severino. Così - leggiamo - “il ‘Griso’ ha qualche motivo in più per coltivare l’ottimismo e accarezza l’idea di tornare in Consiglio, magari anche con una condanna sulle spalle per truffa (che sarà mai!, n.d.r.), ma senza l’ignominia della corruzione”.
Ma passano pochi giorni e il bel sogno s’infrange: la vicenda giudiziaria, durata 5 anni, si conclude infatti con una condanna a un anno di reclusione per corruzione, truffa aggravata e tentata violenza privata. Rimane, ovviamente la decadenza dal Consiglio e scatta la non ricandidabilità per sei anni. A tutto ciò si aggiunge una considerevole batosta economica: centomila euro da pagare per le spese processuali ed altri denari da versare secondo quanto stabilirà la Corte dei conti, “per i danni d’immagine arrecati in qualità di presidente dell’A22 - ai soci”, cioè a Comune, Provincia e Regione.
Scontata e comprensibile, da parte dei colleghi, l’umana comprensione per un uomo rimasto a lungo sulla graticola giudiziaria e alla fine bastonato (una solidarietà che naturalmente non viene apprezzata da numerosi lettori - della serie “Siete tutti corrotti”).
Meno giustificabili certe argomentazioni in sua difesa. Quella, ad esempio di Giacomo Bezzi, il quale, dopo aver cristianamente affermato che “quando le persone sono in difficoltà va a loro tutta la mia solidarietà umana. Lo chiamerò tra qualche giorno”, si rifiuta di entrare nel merito della vicenda “perché non la conosce bene”, ma poi si allarga decisamente troppo: “Di sicuro Grisenti è uno che ha fatto tanto per il Trentino. In Trentino abbiamo bisogno di idee e di gente che lavori e produca, perché per amministrare lo status quo sono capaci tutti. Certo, chi lavora tanto rischia di sbagliare, mentre chi dorme, e sta in aula solo per alzare la mano non rischia nulla. Io sono sempre stato come lui, pronto a correre rischi, ma per fortuna mi è sempre andata bene”.
Lo dice uno che non sappiamo se abbia fatto qualcosa per il Trentino e quanto abbia rischiato, ma che di certo non si è slogato il braccio nell’alzare la mano alle votazioni nell’aula: negli stessi giorni, infatti, da una classifica stilata dall’Adige, risulta che Bezzi è il consigliere provinciale che ha totalizzato il maggior numero di assenze.
Dal Partito Democratico arriva lo scarno, doveroso commento di Luca Zeni (“Umanamente dispiace per qualunque persona, ma siamo in uno stato di diritto e le sentenze vanno rispettate”), ma soprattutto le accorate considerazioni del capogruppo PD Alessio Manica, che così berlusconeggia: “Dal punto di vista politico questo Consiglio perde una figura propositiva, corretta (con una condanna passata in giudicato per truffa e corruzione?, n.d.r.) e utile per la minoranza”.
Il meno “politico” di tutti, nei commenti, è Massimo Fasanelli, sindaco di Pomarolo, che nel settembre scorso aveva sostituito (provvisoriamente) Silvano Grisenti dopo la sospensione di quest’ultimo e che ora resterà nei banchi del Gruppo Misto sino a fine legislatura. Fasanelli - riconosce il cronista - “evita qualunque ipocrisia”, non nasconde la propria soddisfazione e neppure compiange il povero Griso: “Sono contento per me, mentre su Grisenti non dico nulla, perché qualsiasi frase potrebbe essere vista come di circostanza”. Viva la sincerità.