Chi ti credi di essere?
Detto da una sconosciuta poi, con la quale frequentavo un corso di preparazione biscotti natalizi! E come risposta al mio mettere in dubbio la mia frequenza, che si stava rivelando difficile per l’orario, mi ha lasciato stupefatta. Non stavo chiedendo di spostare il corso per favorirmi né di posticipare il Natale, mi ritiravo timidamente e imbarazzata, conscia che rimanevano solo in tre... a rischio chiusura insomma! Sicuramente si sarà indispettita perché i miei tentennamenti non corrispondevano all’aspetto da diva con il quale esco da casa. Elegantissima, super truccata e profumata, con un tassista maggiordomo che mi accompagna e mi viene a riprendere all’ingresso. Sembro in cerca di attenzioni per farmi compatire e lei, astuta, ha notato subito che la carrozzina è color bianco perla e si accompagna perfettamente con il giro di perle che indosso. Particolare che svela fin troppa ricercatezza in una che dice di essere malata, una troppo finta, per essere vera.
Poi a Natale, curiosamente, la domanda diventa il titolo di un libro che ricevo in regalo. Graditissimo perché di Alice Munro, scrittrice tra le mie preferite e che ha vinto l’ultimo Nobel per la letteratura. Un titolo sul quale posare e riposare continuamente gli occhi e interrogarsi: “Chi mi credo di essere?” La mela di Guglielmo Tell pronta a esplodere, testa compresa, da un momento all’altro. Per la mancanza di stima della mia famiglia, dove sono troppo spesso criticata e rimproverata da uno o l’altro familiare. Non soffro di manie di persecuzione, mi limito a segnare velate e palesi offese e rimproveri sotto la voce “vendette”: a) per aver distrutto la famiglia, b) per aver bisogno di assistenza dai superstiti.
“Chi ho creduto di essere?” La mela di Eva che cercava un altro paradiso? Pensando di poter chiudere un matrimonio diventato di facciata dove soffrivo moltissimo per la mancanza di amore e attenzioni? Mi sono trasformata nella mela avvelenata di Biancaneve e ho fatto soffrire i miei figli coinvolgendoli nella fine di un matrimonio composto da due genitori immaturi che avevano costruito un castello di errori ed equivoci. Sono stata molto presuntuosa e crudele, ora sono condannata a un ergastolo fisico e morale, dove non esistono riduzioni, né sconti per buona condotta. Senza un avvocato difensore, un giudice che imponga, un medico che certifichi, uno psicologo che tuteli, un sacerdote che assolva.
Senza un ex coniuge che almeno mi ringrazi di avergli restituito la libertà (gli uomini, vilmente, non lasciano mai, si fanno lasciare!), sgravandolo così da un’assistenza continua e senza limiti... conscio che la possibilità di decidere non ha prezzo. Ho passato Pasqua in solitudine, piena di dolori parossistici nel corpo, anima e cuore, senza amore, affetto, compagnia. Mentre lui era a Roma da nostra figlia, che ormai vive in quella città, accompagnato dalla nuova compagna e la sua famiglia. Famiglia allargata? Magari... io sono più che morta, ha reciso il mio albero fino alle radici con la motosega, bruciato la legna e disperse le ceneri. Fatto tabula rasa e costruito un altro amore sui resti carbonizzati della mia vita. Ecco qui sono certa di aver tirato la mia mela nel mucchio come un bouquet da sposa. Meriterei almeno l’inchino di Schettino passando davanti ai sepolcri dove vivo sepolta viva! E di festività così, mancate Pasque e Natali perduti, ne vivo talmente tanti e da troppo tempo da essere ormai inconsolabile. Sbeffeggiata dal parente più vicino e sensibile che si/mi prepara un mese prima a farmi terra bruciata, a recidere speranze e inviti: “Ah... adesso vorresti la famiglia, ma la famiglia non esiste più, ti ricordi di averla distrutta?”
No no... io sono soltanto una piccola mela ammaccata dalle tante cadute, rotolata, presa a calci, tagliata a fette per esser cotta a liberare intestini pigri, grattugiata con zucchero e limone per i bambini, cotta nell’impasto di una torta casalinga poi cosparsa di zucchero a velo. Una piccola mela biologica senza veleni, una mela mamma che ha dato vita a un piccolo ramoscello e lo cresce con tanta cura e amore, certa che i vermi gradiranno.