Patrick Trentini: Sparate sul pianista
Dipende dal livello a cui si decide di ascoltarlo: da musicista classico, dopo i primi 10 secondi della prima traccia, già si è lì a pensare agli impressionisti e alle acciaccature alla Allevi alla mano destra e al minimalismo ostinato un po’ alla Satie alla sinistra... e si potrebbe andare avanti così, a cercare suggestioni, citazioni e similitudini all’antico e al nuovo e a chiedersi perché e come per ogni brano dell’ultimo album del pianista trentino Patrick Trentini. Oppure si può abbassare la guardia, perché questa volta si può non sparare al pianista, anche se provocatoriamente ce lo chiede nel titolo dell’album: il lavoro è una raccolta dichiaratamente pop, pensata per una fruizione semplice e immediata, narrazione intenzionale del mondo interiore dell’artista, nel filone di genere per pianoforte inaugurato in Italia da Einaudi e portato in cime alle classifiche dal solito Allevi. Non è musica classica, lo sa e lo dice l’autore, che la musica classica la conosce bene (per anni, tra molte altre cose, ha collaborato con l’Orchestra Haydn come accompagnatore e come solista); la formazione e l’approccio accademico lo ritroviamo però in filigrana nella maestria esecutiva di una musica semplice solo all’ascolto e nelle reminiscenze caleidoscopiche, dal romanticismo al sapore jazz di taluni spunti, che affiorano continuamente in uno svilupparsi discorsivo di immediata presa emotiva. È un lavoro pop soprattutto perché pensato per il gusto del grande pubblico, quello che probabilmente, fa notare l’artista, non riempie le sale da concerto quando il cartellone è fatto di quella classica contemporanea ancora troppo cerebrale per poterne godere in una fruizione diffusa. E invece l’operazione di Trentini sembra andare nella direzione desiderata, perché l’album è finito al terzo posto tra le vendite su iTunes e al primo su Amazon... anche se tra i bestsellers di musica classica.