Non solo Vip...
A Trento in vent’anni i posti ai dormitori pubblici sono rimasti invariati e questo nonostante la crisi abbia profondamente modificato per quantità e peculiarità le necessità dei potenziali ospiti di queste strutture. Le persone senza dimora sono infatti aumentate di numero: adesso a Trento rappresentano circa lo 0,5 % della popolazione, cioè 400/500 persone, e i posti letto per loro disponibili sono 41 in estate, al dormitorio Bonomelli (che in dieci anni ha dato un letto a 7000 persone e che è rimasto l’unico dormitorio funzionante durante tutto l’anno), e circa 120 durante l’inverno, come ricorda il presidente del Punto d’Incontro Vincenzo Passerini sul notiziario dell’associazione.
E ne è cambiata la specificità: del tutto impropria appare infatti la definizione di barboni, drogati, spacciatori, disperati, con cui spesso l’opinione pubblica e la stampa li definisce. Certamente li accomuna l’assenza di denaro e di una casa, ma le cause che l’hanno determinata e il loro vissuto personale e sociale sono tutt’altro che omogenei. In questi ultimi anni di crisi, particolarmente visibile appare anche un aumento rilevante di persone senza dimora per problemi di lavoro: per la perdita del lavoro e/o la difficoltà di trovarne uno nuovo (come può ben attestare il nostro Centro per l’Impiego), unito all’assenza di risorse parentali che possano offrire loro un aiuto concreto.
Un insieme di concause che ne ha compromesso l’equilibrio preesistente.
La mancanza di luoghi di accoglienza li pone tutti nella necessità di trovare riparo la notte in luoghi “di fortuna” con, per parte loro, un carico di disagio, d’insicurezza e di promiscuità difficilmente immaginabili e, per parte nostra, crescente inquietudine, apprensione e condanna.
L’avvenimento locale più importante di quest’estate è stato senza dubbio l’inaugurazione del quartiere delle Albere e del Muse, che ha occupato per più giorni le pagine dei nostri giornali. Titoli a più colonne ricordavano i Vip presenti alle feste di apertura e la validità planetaria del progetto. Un titolo dettato dall’archistar Piano diceva: “Le Albere, il quartiere più green...”.
Ma sicuramente ancora più green sono gli alloggi di fortuna in cui riparano queste persone prive di risorse: presso i giardini del centro Santa Chiara, ad esempio, sgombrati in questi giorni dalle Forze dell’ordine, o nell’orribile scheletro di calcestruzzo all’ingresso nord della città, dove un nostro amico senza dimora è stato picchiato da “coinquilini” occasionali per potergli prendere la coperta sotto la quale dormiva.
In questi giorni è stato scoperto un nuovo piccolo insediamento di senza dimora al Centro Sociale “Bruno” di via Dogana, insediamento giustamente stigmatizzato, ma con quali alternative?
Queste operazioni di allontanamento passano generalmente sulla stampa sotto il termine di “bonifica”: si bonifica urbanisticamente il terreno ed anche coloro che vi dimorano, come qualche anno fa fu fatta la bonifica alle caserme del Mas Desert... naturalmente mettendo sempre “la persona al centro”...
Nonostante il grande aumento di persone che richiedono un posto letto, negli ultimi venti anni l’ospitalità trentina nei confronti dei senza dimora è rimasta dunque invariata, ad eccezione di alcuni importanti, elaborati interventi dell’Amministrazione comunale, limitati però a poche persone.
Ora che un nuovo inverno è alle porte, urgente appare, di conseguenza, la necessità di un’offerta d’accoglienza coerente, per onestà nei loro confronti e protezione nei confronti della collettività. È ben vero che l’Amministrazione comunale ha parlato più volte nei suoi comunicati stampa del nuovo edificio per senza dimora e padri separati che sarebbe dovuto sorgere in via Lavisotto, ma a tutt’oggi di questa nuova struttura non si ha più notizia e in ogni caso la sua capienza avrebbe lasciato inalterata la situazione.
Come scrisse giorni or sono il giornalista Luigi Sardi, anche noi speriamo che i nostri nuovi politici, dopo anni di silenzio, si facciano carico di trovare almeno un rimedio parziale a queste situazioni; chiedere una migliore accoglienza con più posti letto potrà sembrare ad alcuni una soluzione paternalistica, ma vorremmo sapere quale altra soluzione alternativa è stata proposta in questi ultimi anni.