La religione del mio tempo
Il reading dell’anno
Venerdì 16 agosto, all’interno di “Arco Summer Festival”, è andato in scena “La religione del mio tempo” di Pier Paolo Pasolini, con Pierpaolo Capovilla (voce recitante) e Daniele Celona al pianoforte. Si tratta di un reading in tre atti (Ballata delle madri - La religione del mio tempo - Una luce) di cui condivido la definizione di “reading dell’anno” che ne è stata data. Non solo per il numero elevatissimo di repliche e per le tante partecipazioni a prestigiosi festival letterari e di poesia, ma per quello che un solo attore, un testo elevatissimo e un tappeto sonoro “in dialogo” sono riusciti a suscitare nel pubblico.
Si tratta di un lavoro di non facile accesso per chi non conosce la poetica di Pasolini e la sua biografia, eppure le emozioni che l’interpretazione di Capovilla suscita superano qualsiasi limite di comprensione intellettuale. Nel giro di pochi minuti, attraverso la maestria vocale dell’interprete, studioso del teatro poetico di Carmelo Bene, il pubblico ha visto materializzarsi sul palcoscenico lo spirito di Pasolini. La voce di Capovilla sembra l’autentica voce del poeta: non quella fisica, “da bambino” come la descriveva Pasolini stesso, ma quella della sua anima riversa nei testi. La sua recitazione interpreta la rabbia piena, sonora e vitale del testo senza accedere all’urlato, se non nel momento apicale: un urlato compiuto però con l’allontanamento dal microfono e dunque paradossalmente potenziato, ma non amplificato. L’effetto è straniante: la tecnica recitativa di Capovilla palesa la provenienza storico-temporale ed esistenziale dei versi recitati, che seppur appartenenti al passato sembrano scritti nel presente.
Pasolini, in quanto poeta, seppe osservare con sguardo severo il mutare antropologico della società italiana, che andava declinando i valori della Resistenza nel più ottuso conformismo, nel liberismo individualista, nella corruzione ecclesiale e politica, nella dispersione delle ricchezze morali delle madri e dei padri fondatori della Repubblica.