Rimpiangere la DC?
Elezioni regionali d’autunno: cosa ci si prepara? Centro e centro-destra sono in ebollizione. Ci sono anzitutto i transfughi del PdL, comprensibilmente atterriti dal recente esito elettorale e schifati dalle interminabili beghe da cortile dei dirigenti locali del partito. Sono tutti, più o meno, cattolici e sedicenti moderati (compresa la Michaela Biancofiore!). Qualcuno di loro ha confezionato la cosiddetta “Civica trentina”. Poi c’è il già leghista Giuseppe Filippin, alle recenti elezioni sostenitore dei “Moderati in rivoluzione” di Samorì, collegato al PdL e ora pronto a ricandidarsi non si sa con chi. Poi Mario Magnani, esule dall’Upt e creatore di una “Associazione Comunità” che potrebbe diventare una lista elettorale. Poi, naturalmente, una Upt orfana di Dellai. E per concludere, il boccone più appetitoso, il “Progetto trentino” di Silvano Grisenti, già Margherita e Upt. A proposito del quale osserviamo un curioso fenomeno (anche questo, come altre perversioni, di origine berlusconiana) riguardante l’interpretazione delle vicende giudiziarie, una per tutte la prescrizione trattata alla stregua di un’assoluzione. Ma con Grisenti e le sue disavventure si è andati molto oltre. Fate conto (l’esempio, si dirà, è insultante, sproporzionato, ma chiarisce il concetto) che vi accusino di aver violentato e ucciso un bambino.
Al processo l’accusa di omicidio cade, ma resta lo stupro. Siete ufficialmente “solo” un pedofilo. Evviva, il paese in festa, tutti a complimentarsi con voi. Vi sembra normale? Grisenti, assolto per corruzione impropria ma condannato per truffa e in attesa di un nuovo giudizio per corruzione propria e concussione, ha ritenuto – e con lui i suoi seguaci – che questa sentenza rappresentasse un via libera etico per riavviare la propria carriera politica. All’assemblea per il passaggio di “Progetto trentino” da associazione a partito, Grisenti ha fatto scintille, presentandosi come il Grillo dei moderati, quello che vuole “cambiare il modo di fare politica, non più imposta dall’alto ma proposta dal basso” e “liberare la politica trentina dai vecchi tromboni”. Un ribaltamento della frittata troppo azzardato per non far ridere alcuni e far imbestialire altri, a cominciare dai 5 Stelle, che replicano qualificandolo di “vecchio volpone fautore di un modello politico fondato sui favori personali, sulla politica clientelare, sull’intreccio fra potere economico e politico”; e di “truffatore” che “utilizza quotidianamente il suo ufficio di geometra in Regione come un ufficio di collocamento”. Ma al di là delle vicende personali, c’era proprio bisogno di questo “Progetto trentino”? Naturalmente no. Basta leggere i principi-cardine del partito.
A noi sembra che il panorama sia già più che affollato di forze politiche che predicano “la difesa della vita”, “la centralità della famiglia fondata sul matrimonio”, “il primato della persona”, “la coesione sociale”, “il principio di sussidiarietà”, “lo sviluppo durevole e le sfide della modernizzazione”, ecc. Inevitabilmente ci prende una qualche nostalgia della vecchia Democrazia Cristiana, con le sue tante correnti abitate da politici che presentavano punti di vista anche molto difformi (da un Carlo Donat- Cattin a un Flaminio Piccoli, per capirci); qui, invece, alla faccia del bipolarismo, persone con la stessa visione del mondo si frantumano, neanche fossero in cerca della scissione dell’atomo. Un tempo ci auguravamo di “non morire democristiani”, e ce l’abbiamo fatta. Ma è stata una fortuna?