Anarchici in manette
L’arresto, pochi giorni fa, degli anarchici roveretani Massimo Passamani e Daniela Battisti, spinge ad alcune considerazioni.
Il Gup Ancona ha convocato una conferenza stampa nella quale ha snocciolato numeri impressionanti: tre anni di indagine, 149.000 intercettazioni telefoniche, 10.000 ambientali, 92.000 ore di video... Più di cinquanta gli agenti, tra Digos, questura di Trento e di Rovereto, impegnati negli arresti e nelle perquisizioni del 27 agosto. Magro, però, il bottino: qualche manganello di legno, pochi coltelli, un paio di maschere antigas e una sorta di alabarda artigianale.
Se il risultato fosse tutto qui, non si capirebbe il senso di tanto dispiegamento di mezzi. Ma le accuse sono pesanti: quella di “associazione sovversiva” e nello specifico alcuni episodi di violenza e di sabotaggio (cavi di ferro sui binari del Freccia Argento). Vedremo in seguito quante di queste accuse troveranno riscontri convincenti.
Per intanto registriamo la voce dell’avvocato difensore Giampiero Mattei: “Le accuse mischiano arbitrariamente iniziative legali e legittime, come manifestazioni e prese di posizione, con episodi criminosi non riconducibili con certezza a qualcuno”.
Il dott. Ancona ha voluto precisare, davanti ai giornalisti, che “con questa operazione non si è inteso perseguire la ideologia e la manifestazione del pensiero [...], ma la loro trasformazione in atti di violenza”. Ottimo. Però forse il dott. Ancona avrebbe dovuto prestare attenzione alla scritta alle sue spalle, con il nome insultante affibbiato (dalla polizia?) all’operazione: “Ixodidae”, la parola latina per zecche.