Stefan Milenkovich a Rovereto
Da Belgrado con passione
C’è sempre un applauso affettuoso per i beniamini che tornano a casa, e Rovereto per il violinista Stefan Milenkovich, nato a Belgrado ma roveretano d’adozione, non si smentisce mai: torna dopo qualche mese sul palco dell’Auditorium Melotti e la sala, per l’appuntamento di Natale del cartellone della Filarmonica, è gremita. Sfoggia un Guarneri del Gesù prestatogli per questo tour italiano con l’Orchestra Filarmonica di Belgrado dalla Stradivari Society e allora suonare Paganini sembra quasi d’obbligo. Il Concerto n. 2 in si minore “La Campanella” è sfavillante e l’abilità di Milenkovich si dimostra sempre all’altezza delle pagine più virtuose: è divertente da suonare, si vede e le lo dice lui stesso...ma non nascondiamo di esserci un po’ annoiati. Un po’ per l’autoreferenzialità della scrittura, un po’ forse per una certa “svagatezza” d’intenti del solista, meno pregnante nell’espressività di come lo conosciamo.
Temevamo anche quest’ anno che lo sguardo a est per la scelta dell’orchestra per il concerto natalizio, dettata chiaramente da esigenze di risparmio, si rivelasse una delusione come negli scorsi anni. Siamo rimasti invece piacevolmente stupiti dalla compagine di Belgrado: sebbene l’apertura del concerto con l’ouverture de “Der fliegende Holländer” sia stata un po’ traballante, ci è piaciuta molto la seconda parte del programma, diabolica e oscura con la Danse Macabre di Saint-Saëns e i Preludi di Liszt. In evidenza un’ impeccabile sezione di fiati, precisa e dai piacevoli e ben controllati timbri e, lungi dalla retorica e dai luoghi comuni, ci pare che la notevole presenza tra gli orchestrali di quote rosa, e tra tutti il primo violino, abbia regalato quel tocco di eleganza e personalità che decisamente spiccava come tratto caratteristico di questa neo-orchestra, rinata e rinnovata all’inizio del nuovo millennio dopo i tragici eventi bellici nella ex-Jugoslavia degli anni Novanta.