Microaree: il dietrofront di Andreatta
Rinfreschiamoci un po’ la memoria: il 22 ottobre di due anni fa il Consiglio provinciale approva una legge promossa da Mattia Civico (Pd) sull’integrazione dei Sinti e dei Rom residenti in Trentino. La legge affronta soprattutto la questione chiamata da allora “delle microaree”. In sostanza ai nomadi trentini da più di dieci anni, viene offerta la possibilità di usufruire di unità abitative e relative piazzole se sottoscrivono determinati accordi volti a favorirne la scolarizzazione e l’integrazione socio-lavorativa (in maniera un po’ rigida a dir la verità, vedi l’articolo di Mattia Pelli su QT del dicembre 2010).
Nelle ultime settimane monta la polemica: durante il vertice di maggioranza del comune di Trento, il sindaco Andreatta fa, alla sua maniera, retromarcia: “Le microaree non sono una priorità”. Le ragioni dello stop vanno cercate nei problemi di maggioranza in Comune, dove su una serie di temi il sindaco ha a che fare con il Patt e parte dell’Upt che rappresentano una sorta di opposizione interna di destra.
Così, dopo l’annuncio, fatto ad inizio settembre, della volontà di trovare presto una collocazione per le aree in questione, Andreatta ha dovuto cedere alle pressioni di alcuni suoi consiglieri, tra cui Franco Micheli (Upt) e Piergiorgio Frachetti (Patt), entrambi appartenenti a partiti che votarono la legge provinciale nel 2009. E difatti i consiglieri provinciali Civico (Pd) e Lunelli (Upt) protestano vivacemente, difendendo la legge da loro approvata, ma soprattutto i diritti di una minoranza sfortunata che si vorrebbe continuare ad emarginare
A questo punto Andreatta, più nomade di un Sinto, ha fatto di nuovo una (mezza) marcia indietro.