Caritro: una opposizione corretta
Leggo sul n. 18 di QT. all'interno dell'articolo "I culi di pietra e la loro guerra " un riferimento alle vicende della Fondazione Cassa di Risparmio e della privatizzazione di Caritro. In particolare, si afferma che "contro la decisione della Fondazione sulla dismissione della banca feroce è stata l'opposizione proprio di Detassis, altri hanno tentato di mettere bastoni tra le ruote".
Mi sembra giusto intervenire con una breve precisazione, per dovere di obiettività nei confronti di quanti fanno parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione. E' certamente vero che l'autonomia della Fondazione, soprattutto nei riguardi del suo ruolo di azionista principale di Caritro, è stata vista a volte con fastidio in ceni ambienti economici, oltre che politici. Come tutti sanno, le polemiche in questi anni non sono mancate e sono esplose puntualmente nei momenti più critici, ad esempio in prossimità della nomina del Consiglio di Amministrazione della banca. A volte tali polemiche hanno trovato riflessi anche nelle discussioni avvenute entro gli organi della Fondazione. La vicenda della privatizzazione di Caritro, tuttavia, è stata affrontata fin dall'inizio all'interno del Consiglio della Fondazione con grande senso di responsabilità da parte di tutti. Al di là di alcuni momenti di confronto dialettico "franco", necessario ed opportuno per confrontare le diverse posizioni e chiarirsi le idee, il Consiglio, in tutte le sue componenti, ha sempre elaborato con notevole unanimità di vedute la strategia per il processo di dismissione della partecipazione bancaria. Questo è stato particolarmente vero nelle fasi finali, durante gli ultimi mesi che hanno preceduto la scelta dell'acquirente; e se la scelta specifica ha fatto registrare l'astensione di due membri del Consiglio, sulla strategia di fondo la convergenza è stata completa.
Credo quindi che, senza entrare nel merito delle altre vicende, esterne alla Fondazione, che l'articolo commenta, vada dato atto alle persone ivi citate che il loro comportamento nella vicenda della privatizzazione di Caritro è stato corretto e positivo. Grazie per l'ospitalità.
Ha ragione Pegoretti: nei precisi momenti in cui si è decisa la privatizzazione della Caritro, Detassis e i culi di pietra non hanno dato battaglia. Ma solo perché l'avevano già data e già persa all' atto del rinnovo del CdA della Fondazione, con la riconferma della presidenza appunto di Pegoretti. Lì c'era stata la "feroce opposizione" di Detassis, spintasi al punto di mettere in dubbio (e senza alcun fondamento, come si è visto poi) il valore delle azioni della Cassa. (e. p.)