I concreti, gli ingessati e i rustici
La donna sogna: ripresa in primissimo piano su uno sfondo sfocato, il suo viso si rivolta da una parte all'altra, mentre nell'incubo che sta vivendo una implacabile voce fuori campo snocciola: "Viabilità...", "Riforma elettorale...", "Sanità..." Finalmente la poveretta si desta esclamando atterrita: "Quanti problemi!!"; ma subito si riprende e con tono di serena confidenza conclude: "Bisogna risolverli!"
La sognatrice è Caterina Dominici, candidata di Autonomia Integrale, che così si esibisce in uno dei suoi spot elettorali, di gran lunga il più convincente fra quelli visti in queste settimane. La fiction è orribilmente artefatta (la Dominici, per dirne una, va a letto con gli occhiali e il foulard, a quanto si è visto; e la sua recitazione è terrificante), ma siccome quel che conta in questi flash non è la credibilità (impossibile da conquistare nel breve tempo di uno spot) ma la visibilità, l'Oscar spetta decisamente a lei.
Diverso il discorso riguardante i faccia a faccia e i fili diretti trasmessi dalle tivù private. La prima, immediata impressione è di noia. Queste tribune politiche provinciali non fanno che seguitare a ruminare quegli stessi argomenti che da tempo immemorabile agitano il dibattito politico trentino senza che, nel corso di questa eternità, un solo pedone sia stato mosso sulla scacchiera: la riforma elettorale, la PiRuBi, il futuro dell'Autonomia... Se però ti costringi a riflettere, devi riconoscere che il livello dei dibattiti e dei relativi protagonisti è decoroso sul piano della forma come della concretezza dei contenuti; non è del resto difficile fare una buona figura, perché i moderatori (escluso forse Paolo Mantovan) non si dannano certo nel mettere alle corde i politici evidenziando contraddizioni e ipocrisie.
Queste valutazioni riguardano la maggioranza dei personaggi che abbiamo visto sfilare sul video, ma non mancano i "diversi", che sono sostanzialmente di due tipi: gli ingessati, che scambiando la politica con la teologia parlano solo di rapporti fra partiti o di grandi questioni generali senza mai calarle nella concretezza (e in questo atteggiamento primeggiano quelli del Patt, con le loro ossessive omelie sull'Autonomia); e poi i rustici, che non avendo granché da dire ne sapendo come dirlo, fanno indubbiamente spettacolo mentre recitano malamente una parte che non gli compete.
Di questa seconda categoria ci limiteremo a due esempi. Lasciamo stare per una volta Domenico Fedel, che ha sì fatto qualche bei numero nel corso di una affollata, esilarante trasmissione con le varie sigle autonomiste, ma successivamente si è riabilitato in un peraltro spento faccia a faccia con Gianni Biasioni, del Centro. E ricordiamo Sergio Casagranda, che nonostante la lunga militanza ancora sa stupirci. Quando parla come Nino Frassica stravolgendo creativamente la lingua italiana o argomentando bizzarramente ("le forze più minori"; "avvocati di grande chiamata"; "Credo che i partiti autonomisti hanno sempre difeso le montagne. Le cime delle montagne ci sono ancora. Lei vede che non è andato tutto nei laghi o nei fiumi"; "Mi alzo alle 6.30 al mattino e vado a casa quando arrivo"); quando con beata innocenza vuoi farci credere - al pari del suo ex compare Tretter - che è stato praticamente costretto a ricandidare, ma che il suo sogno era quello di abbandonare la politica; o quando - e qui ci ricorda Totò - storpia il nome dei suoi interlocutori, chiamando Iva Berasi "Signora Baresi", e poi dimostrando un certo scetticismo allorché costei lo corregge.
Il secondo rustico è il meno noto Mario Marzadro, capolista di Unitalia-Fiamma Tricolore, che con un candore commovente che gli sarà costato una manciata dei pochi voti in cui poteva sperare, distrugge l'immagine della sua lista, raccontando per esteso le difficoltà incontrate per trovare dei candidati: "La gente non vuole mettere fuori la faccia, ci dice che siamo fascisti". In tanti, così, hanno rifiutato di candidare; però Marzadro è contento lo stesso: "La gente che ci dava l'occasione di firmare (sic) ci diceva: 'Andate avanti perché voi siete sulla strada buona'". Ad incoraggiarli in questo modo si sono fermati al loro tavolo addirittura (lo stupore è di Marzadro, non nostro) un ex sindaco e un magistrato. I quali si sono sì rifiutati anche di firmare per la lista, ma però gli hanno fatto tanti tanti auguri di successo.