Ujamaà, mediazione al femminile
Dopo la chiusura di Shangrillà, è forse la sola associazione interetnica trentina, senz’altro la prima al femminile, composta com’è da donne italiane e straniere.
Il Centro Interculturale Ujamaà ("Insieme" in lingua swaili) è sorto ufficialmente nel 1997 grazie al progetto elaborato da un gruppo di donne in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Sociali del Comune di Trento, al Coordinamento donne, alle Acli, e alla Fidapa (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari).
Le operatrici del Centro, che hanno seguito un apposito corso di formazione, si propongono di dare visibilità alla presenza delle donne straniere, che in Trentino sfiorano ormai il 40% degli immigrati (dunque, circa 5.000 presenze), valorizzando la loro cultura, favorendone l’integrazione sociale e difendendo i loro diritti con uno strumento, appunto, specificamente riservato alle donne.
Rosario Oquendo, originaria dell’Ecuador, in Italia da quasi trent’anni, ci illustra le iniziative con cui Ujamaà persegue questi scopi: "Organizziamo incontri pubblici, conferenze, dibattiti, anche cene interetniche, e soprattutto, a partire dal febbraio del ’98, abbiamo messo a disposizione delle donne straniere un servizio gratuito di informazione e orientamento in grado di dare una mano nel campo sociale, legale, sanitario, lavorativo; o direttamente, o indirizzandole all’ufficio competente per questioni quali i permessi di soggiorno, l’accesso ai servizi sanitari, l’inserimento scolastico dei figli, l’accesso al lavoro, i diritti sindacali, ecc. Il tutto in contatto col Coordinamento Lavoratori Immigrati della Cgil, l’Ufficio Stranieri della Questura, e i vari uffici della Provincia: non un puro lavoro di traduzione, quindi, ma un’opera di mediazione culturale, indispensabile non appena si sono risolti i problemi della prima accoglienza".
Lo sportello, provvisoriamente ospitato presso il Coordinamento Donne in via Stoppani a Trento, è aperto due giorni in settimana (martedì e giovedì, dalle 16.30 alle 18.30) e vi lavorano complessivamente quattro operatrici volontarie, che "coprono" sia l’area islamica che quella latino-americana.
Fra le iniziative in programma per il futuro, particolarmente interessante l’istituzione di "unità di strada, in collaborazione con la Lila, per intervenire sul tema della prostituzione.
"Senza alcuno spirito missionario, di redenzione - precisa Rosario Oquendo - Ci proponiamo semplicemente di fornire a queste donne informazioni, possibilità di appoggio, un’opportunità in più".