Accoglienza e legalità
Coniugare l’accoglienza dei cittadini stranieri che giungono nel
nostro Paese, con il rispetto dei principi della legalità non è solo un dovere per ogni comunità aperta all’incontro con le altre nazionalità, ma anche l’unica strategia utile a favorirne l’integrazione.
Anche in Trentino, dove istituzioni e volontariato hanno dato vita negli anni ad una rete di servizi a favore dell’integrazione che non ha pari in Italia, si devono potenziare gli strumenti di accoglienza per togliere i lavoratori stranieri da situazioni di marginalità che inevitabilmente si trasformano in un’occasione per chi vuole delinquere indisturbato.
Quella dell’accoglienza dei lavoratori immigrati è una priorità assoluta, anche in Trentino dove fortunatamente non si sono mai verificate tragedie simili a quella di Tor di Quinto a Roma. Ma quella situazione deve farci riflettere tutti, perché, nella sua drammaticità, è davvero emblematica. A Tor di Quinto si sono manifestati tutti gli ingredienti che possono determinare la sconfitta di ogni idea di accoglienza e integrazione: una baraccopoli invivibile, un giovane straniero pluripregiudicato nel suo Paese, una comunità che fatica ad integrarsi e la cronica difficoltà a trovare lavori stabili».
La soluzione passa attraverso il potenziamento delle politiche di accoglienza.
Ciò non significa che si debba abdicare ai controlli, anzi. Perseguire ed isolare i delinquenti consente di garantire un’integrazione più semplice ai milioni di cittadini stranieri che in Italia lavorano onestamente. Servono quindi forme di cooperazione con i Paesi d’origine per fermare l’ingresso di persone che, per esempio, abbiano avuto precedenti penali e siano sprovviste dei necessari requisiti all’espatrio. Nel contempo bisogna impedire la nascita di baraccopoli fatiscenti, come accaduto anche a Trento.
Resta però inteso che non è possibile prevedere l’espulsione, come chiedono alcuni leader nazionali del centrodestra, per chi non ha un reddito certo. In un mercato del lavoro sempre più segnato dalla precarietà, far corrispondere la perdita dell’impiego, e quindi del reddito, all’illegalità sarebbe abominevole. Per questo chiediamo l’istituzione di un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro.
Ruggero Purin è Segretario CGIL del Trentino