Anna e i suoi ricordi incancellabili
Presente in sala vedo Anna, mia coetanea ed amica d’infanzia, che ha subito le molestie sessuali di un vicino di casa per cinque anni, dai 9 ai 13, senza mai chiedere aiuto, colpevolizzandosi, tenendo gli occhi bassi, lei, bambina gioiosa dagli occhi che ridevano fiduciosi da soli.
Anna, come stai adesso?
"Sono passati tanti anni, ma è impossibile dimenticare; giornate come questa fanno ritornare ricordi che ho sempre cercato di rimuovere perché mi facevano ancora male".
Ecco, di quegli anni cosa fa ancora male?
"L’ingiustizia che non è stata risarcita, e che rimane sempre sospesa, in attesa di essere definita, è una parte che non riesce a crescere, a sanarsi da sola".
Quell’uomo cosa ti ha fatto?
"Mi agguantava sempre di sorpresa, sulle scale, in cantina, a casa, quando ero da sola. Mi stringeva forte, mi bloccava, causandomi una paralisi emotiva e fisica, non potevo muovermi. Si strusciava su di me e parlava per tranquillizzarmi; mi diceva di far la brava, erano momenti interminabili. Poi mi lasciava andare. Ero terrorizzata, non capivo cosa stava succedendo. Pensavo fosse colpa mia".
Qualcuno ti ha aiutata in questi lunghi cinque anni?
"Nessuno sapeva niente, da sola tentavo di darmi una spiegazione, ero devastata dentro. Avevo tredici anni quando ho detto a mio fratello che quel signore mi molestava. Lui allora ha aspettato che venisse in casa pensando di trovarmi sola, ed è uscito dalla sua stanza di sorpresa, dicendogli chiaramente che avevo parlato. E’ sparito immediatamente. Ma non ha smesso di fare male, ha solo cambiato vittima: un’altra ragazzina, che per fortuna lo ha detto ai genitori che lo hanno subito denunciato. Si sospetta che abbia commesso abusi anche sulle figlie, ma il tutto nella completa omertà".
Che fine ha fatto?
"E’ ancora in vita, avrà più di ottant’anni. Non potrò mai perdonare, anzi. Al signore che riconoscendosi nel racconto magari si sentisse offeso, consiglio subito di querelarmi. Sono passati oltre quarant’anni, ma sono violenze che non si dimenticano. Ho sempre continuato a rivivere quei momenti, non esiste la prescrizione per i ricordi. Si rimane sempre vittima e le conseguenze di una violenza si trascinano per generazioni".
Mi piacerebbe pubblicare una tua foto. O preferisci rimanere nell’anonimato?
"No, adesso ne parlo pubblicamente, è terapeutico. Ti potrei dare una foto di quando ero piccola e i miei occhi erano lo specchio della mia anima, bella e innocente. Occhi che poi ho sempre tenuto bassi per anni, indurendo il mio carattere per difendermi da sola e soffrendo, sempre.
Oggi sono finalmente serena, ma vigilo sempre, perché non accada niente di simile ad altri bambini".