Artigiani stradaioli
Leggo senza particolare stupore, ma però con molta inquietudine, la cronaca del convegno organizzato dall’Associazione Artigiani nel 60° anniversario della sua attività.
Di fronte ad una affollata platea, nella quale erano compresi decine di politici e aspiranti tali, il signor Dario Denicolò, Presidente, non ha trovato di meglio, quale sua richiesta-proposta per il nostro comune futuro, che insistere per l’immediata realizzazione di nuove infrastrutture stradali e di ulteriori collegamenti. Va da sé che tra questi ricada ai primi posti la PiRuBi. Con qualche disappunto il signor Denicolò ha rilevato come una parte dei trentini non sembri essere d’accordo con questa cura.
E’ consuetudine di molti, di fronte a situazioni e a problemi ai quali non si sappia o non si voglia trovare una risposta, tacere i fatti e ripetere le proprie richieste in tono via via più alto. Questa mi sembra la tattica adottata per l’occasione, con il tacito sostegno del folto pubblico e della ben rappresentata classe politica. E’ però un peccato che i problemi taciuti rimangano e via via si manifestino più preoccupanti, con buona pace dell’ostentata sicurezza del relatore di turno.
Sulla medesima pagina di giornale dedicata al congresso dell’Associazione Artigiani appare con giusto rilievo la notizia di ben cinque giorni consecutivi di polveri sottili oltre i limiti.
Si va di conseguenza verso le targhe alterne ad oltranza, secondo un copione ormai consueto. Interessa questo problema agli artigiani trentini, ai loro portavoce e ai politici che li sostengono?
Per chi lo voglia solo vedere, mi sembra cosa abbastanza evidente che la situazione in Trentino (e altrove) stia arrivando al limite del collasso. Sempre più appare chiaro che il consumo delle risorse di base, suolo, acqua potabíle, respirabilità dell’aria, non può continuare oltre con il ritmo attuale. Il caos del traffico,che sommerge e rende invivibili più o meno tutti i nostri centri abitati, è fenomeno che certo non sarà curato da nuove strade e più numerose automobili. I nostri residui terreni coltivabili di fondovalle stanno scomparendo sotto una crosta di cemento e di asfalto, composta da strade, case, capannoni, supermercati.
La Valle dell’Adige, il Basso Sarca, la Valsugana si stanno decisamente avviando a formare un’unica indistinta conurbazione, nella quale sarà sempre meno piacevole vivere.Del paesaggio trentino, bellissimo nel ricordo e assai celebrato nella pubblicità, ben poco resta. Sono forse queste invenzioni e farneticazioni di esaltati e di pazzi? Dal signor Dario Denicolò gradirei una chiara risposta a tale proposito.
Secondo la mia pur modesta opinione, questa società e questo sistema mancano totalmente del senso del limite. Non pretendo di avere risposte sicure o ricette, ma forse sarebbe il caso di cominciare a pensarci.
Non sono per niente certo che il nostro (comune) futuro risulti roseo e rassicurante. E’ però cosa indubitabile che i problemi, se si tacciono e si nascondono, inevitabilmente via via si aggravano fino a diventare insolubili.
Francesco Borzaga, presidente WWF Trento