Rifiuti a Volano
Come a Voi "piacerebbe una sinistra che si occupasse soprattutto di far pagare a tutti le tasse" (Evasori o tartassati?) a me, elettore di sinistra, piacerebbe che Voi, editorialisti di sinistra, conosceste i fatti su cui scrivete e commentate. E’ in argomento la richiesta di cinque anni di arretrati della "tassa asporto rifiuti" (TARSU) ai cittadini di Volano, più che raddoppiati dal corredo di sanzioni ed accessori vari, da parte del da Voi assai lodato funzionario responsabile dell’Ufficio Sovracomunale Tributi, il dott. Lorenzo Graziola .
Il tutto è successo tirando fuori dal cassetto, ove giaceva dal lontano 1995, un Regolamento sinora ignorato quanto inapplicato: prova ne sia che l’amministrazione comunale e/o il suddetto Ufficio hanno continuato ad inviare ai cittadini bollettini per il pagamento della tassa con l’importo premarcato e senza altra avvertenza. L’importo era computato in base alla denuncia, chiesta a suo tempo agli interessati, della "superficie calpestabile dell’abitazione", individuata come "fonte" di rifiuti. In base a tali dichiarazioni, che i volanesi avevano reso come loro richiesto, hanno pagato tributi a totale copertura del costo del servizio. Punto fermo.
Se non che nei mesi scorsi i cittadini di Volano sono stati informati sgradevolmente (raccomandata di notifica) ed onerosamente (arretrati, sanzioni ed accessori) dell’esistenza del Regolamento di cui sopra che vuole assoggettate con tariffa unica indistintamente tutte le superfici dei loro immobili: i locali abitati così come le soffitte, le cantine, i garages, i depositi e quant’altro. E ciò a prescindere dal loro utilizzo o meno; ancor di più: della loro utilizzabilità o meno. Ora, Volano conserva, specie nel centro storico, una tipologia urbanistica di tipo rurale, cioè vecchie case con ampie teze, fienili, cantine su due livelli, ecc., in cui la parte abitata è minima, diciamo in media 1/5 dell’intero edificio. Sono abitazioni che spesso ospitano fasce sociali tra le più deboli, famiglie nucleari di anziani per le quali il compostaggio è un’abitudine (necessità?) di vita: l’umido per concimare l’orto, i fondi di caffè per il vaso dei gerani… e il cui potere d’acquisto lascia poco spazio alla produzione di altri rifiuti solidi. Questi utenti, per un servizio che quasi non richiedono, sono a chiamati dal Regolamento in questione a pagare tanto quanto tutte le famiglie di un intero condominio avente le dimensioni della loro vecchia casa.
Chiedo a Voi, editorialisti di sinistra, se la Sinistra non abbia il dovere di cercare di perequare gli effetti iniqui di un simile Regolamento. Esattamente come ha tentato di fare l’avv. Bondi , il quale ha evidenziato come la TARSU non debba esser scambiata per un’imposta patrimoniale, ricordando che essa è una tassa per un servizio e come tale la stessa legge istitutiva preveda, al 2° comma, che non possa assoggettare le superfici che non producono rifiuti. Tant’è che certi comuni, nelle ambasce dell’interpretazione della normativa, hanno ovviato stabilendo tariffe assai differenziate tra i locali ad uso abitativo e gli altri. Gli amministratori di Volano nel 1995 né successivamente non sono stati altrettanto lungimiranti.
Il dott. Graziola della legge istitutiva legge il 1° comma, glissa sul 2° (quello richiamato dall’avv. Bondi) opponendo una presunzione di legge di produzione di rifiuti in tutte le superfici, con onere di dichiarazione e prova contraria a carico del contribuente. E se i cittadini nemmeno sapevano che le superfici erano soggette all’imposta? Possono rendere ora per allora la dichiarazione ai fini dell’esenzione per le tasse arretrate che vengono richieste, con equo criterio di reciprocità temporale? No, risponde il dott. Graziola, si poteva farlo solo allora. Possono esser fatte valere, sempre ora per allora, le caratteristiche oggettive (ad esempio, una impraticabilità permanente e strutturale quale mancanza di scale d’accesso, di illuminazione, ecc.) dei locali? No, opina ancora il dott. Graziola.
La sua interpretazione della normativa equipara di fatto questa tassa, da percepire a fronte di un servizio, all’ICI (imposta); non a caso per individuarla egli ha incrociato i dati catastali, validi ai fini ICI. Col risultato secondario di non riuscire a perseguire gli evasori totali (chi non ha accatastato l’immobile o lo ha fatto furbescamente) e, al contrario, di non tenere indenni le (poche) tipologie esenti (soffitte bassissime, locali caldaia).
In base a tale interpretazione il dott. Graziola ha potuto notificare per raccomandata alla stragrande maggioranza (si parla dell’80-90%) dei nuclei familiari volanesi cinque anni di conguaglio di tributi arretrati, più che raddoppiato dal corredo di sanzioni ed altri accessori. Come non poteva diffondersi stupore, indignazione, anche - vabbeh - qualche parola grossa (spiace), il costituirsi dopo affollate riunioni di un "comitato spontaneo" col pieno appoggio di sindacati ed associazioni di difesa dei consumatori?
Una prima richiesta è stata accolta, seppur di sghimbescio: come poteva essere multato un cittadino per non aveva rispettato un Regolamento di cui non era stato debitamente informato? In un sistema sociale basato sul diritto (e non feudale), presupposto del detto che la legge non ammette ignoranza è che il cittadino (non suddito) sia stato adeguatamente posto in grado di conoscere la legge stessa. Ha ottemperato a questo l’amministrazione comunale? No, ha ammesso pubblicamente il sindaco Mattè. Ed allora? Le multe non possono comunque esser evitate, avevano dichiarato il sindaco e stesso Funzionario responsabile in pubblica assemblea ed in consiglio comunale. Salvo però smentirsi clamorosamente pochi giorni dopo, quando un comunicato stampa (sic!) del sindaco ha annunciato un "condono d’ufficio delle sanzioni", quasi un atto di clemenza padronale e non il riconoscimento della mancanza di colpevolezza dei cittadini. Ma sia ben venuta comunque questa resipiscenza.
Mi viene a questo punto di fare questa osservazione. Una tassa, com’è noto, è destinata a coprire, tutto o in parte, il costo di un servizio; essa non può eccedere quanto speso per esso. Come detto, i contribuenti volanesi hanno pagato coprendo per intero il costo del servizio asporto rifiuti. Se ora viene assunta una nuova base imponibile, diciamo tripla, le aliquote dovrebbero esser ricalcolate ad un terzo: chiedendo conguaglio a chi si è sottratto e riconoscendo un corrispondente credito (da utilizzare in successive annualità) a chi aveva pagato con un’aliquota indebitamente alta. Macché: si è creata l’attesa di un introito (incasso degli arretrati) oltre il costo del servizio, non ammesso dalla normativa tributaria e che per di più si è ventilato di destinare ad interventi diversi da quello per il servizio asporto rifiuti. Ritengo questa un’ipotesi improvvida , contro la quale ciascun contribuente potrebbe ricorrere. In parole povere: se tu Comune mi chiedi di pagare per un servizio, non puoi usare quei miei soldi per un altro scopo.
Sulle interpretazione della normativa del dott. Graziola e sull’ineccepibilità formale degli atti amministrativi da lui stilati, saranno le istanze (commissioni tributarie, Cassazione) eventualmente adite dai contribuenti a pronunciarsi. Non voglio tediare disquisendo su questo terreno specialistico: il comitato spontaneo, i sindacati, le associazioni dei consumatori forniranno il loro supporto ai cittadini che riterranno di far ricorso.
Desidero piuttosto rendere pubblica la mia situazione, affinché valga ad esempio. Abito un appartamento di 109 mq. in casa edificata per scopi agricoli, quindi dotata di ampio magazzino e di ancor più ampio scantinato. A suo tempo ho denunciato una superficie abitata di 130 mq. (ho voluto tenermi abbondante). In base ai dati ICI mi è stata contestata una superficie di 515 mq. poi concordati in 346 (la soffitta è in gran parte alta meno di un metro e mezzo e c’è il locale caldaia per i quali il Regolamento prevede l’esenzione: il tutto "ovviamente" non rilevabile dai dati catastali assunti ai fini ICI). Dopo aver sempre pagato la tassa sui 130 mq. dichiarati (assoggettati ad una tariffa doppia rispetto a quella di altro Comune limitrofo) mi sono stati notificati arretrati e sanzioni per complessivi 2.743 euro (diconsi duemilasettecentoquarantatre euro). Particolare forse non trascurabile: da sempre la mia famiglia è maniaca del compostaggio (ci siamo procurati l’apposita attrezzatura) e della raccolta differenziata, tanto che il nostro bidoncino abbisogna d’esser svuotato sì e no una volta al mese.
Secondo Voi, editorialisti di sinistra, il cittadino Eugenio Stinghen è un evasore o un tartassato? Rispondetemi con uno dei due aggettivi, corni del dilemma che avete posto.
PS Sarei interessato anche al parere del Vostro redattore avv. Ballardini sugli aspetti tecnico-giuridici nonché politici della questione.
Eugenio Stinghen
vostro lettore ed abbonato dal primo numero