La lingua straniera
Molti associano l’idea di un anno all’estero con l’apprendimento di una lingua straniera. Opportunità reale, anzi praticamente automatica. Anche se non è la prima finalità dell’esperienza. Vediamo come se la sono cavata i giovani trentini appena tornati.
Tiziano: "E’ stato un massacro. Il cinese è ostico, e anche dopo un anno non avevo ancora una piena padronanza. All’inizio parlavo soprattutto inglese, anche perché loro vogliono parlarlo, per fare pratica. Poi a poco a poco ho ingranato, alla fine parlicchiavo il cinese: ricordo come una grande conquista, che in classe mi è valsa un applauso, quando, uno degli ultimi giorni, me ne uscii con una battuta in cinese."
Serena: "Il russo lo avevo studiato in Italia, ma è servito a poco. Non capivo niente, e "papà" e "mamma" parlavano solo russo, era con la "sorella" che potevo comunicare in inglese. E’ stato dopo venti giorni che ho detto la prima frase in russo, ed è stata una festa. Da allora ho smesso l’inglese anche con mia "sorella", e dopo tre mesi parlavo un russo decente; alla fine dell’anno, anche quando incontravo altri studenti stranieri, usavamo il russo invece dell’inglese".
Silvia: "Lo spagnolo è facile e non è stato un problema. Quando ci siamo trovati tra studenti stranieri, abbiamo fatto comunella tra italiani: e la gradita sorpresa è stata che tra di noi parlavamo un misto di italiano e spagnolo, senza neanche renderci conto di passare da una lingua all’altra".
Martina: "L’inglese, anche se credi di saperlo, quando lo parla uno di madrelingua fai fatica a capirlo. Ci ho messo un mese per capire. Dopo tre mesi ero in grado di capire e usare i giochi di parole".
Anna: "Avevo già fatto due anni di spagnolo al linguistico, e non ho avuto alcun problema. Dopo un po’ ho imparato il loro uso della lingua: apprezzano la velocità, l’ingegno acuto, il gioco rapido e brillante di parole. Mi sono adeguata con piacere".