I Senza Terra di San Pedro Pohlo
Nel territorio dello stato del Chiapas (Messico) una delle situazioni più crititiche è quella rappresentata dai rifugiati interni (desplazados), costretti a fuggire da repressioni ed esecuzioni sommarie di eserciti militari e paramilitari assoldati dal governo messicano con la motivazione ufficiale di assicurare la pace ed evitare situazioni di conflitto.
Un luogo simbolo della repressione è San Pedro Polho. Dal 1996 a San Pedro Polho il numero di abitanti e passato da 800 fino a 9.000 persone. Vi hanno trovato rifugio migliaia di indigeni di etnia Maya costretti a fuggire dai propri villaggi a causa delle violenze subite dall’esercito federale e dai gruppi paramilitari. Attualmente vi sono circa 5.300 rifugiati che non possiedono alcun mezzo di sostentamento.
Vivono in baracche di legno senza luce, senza acqua potabile né servizi igienici ed in precarie condizioni sanitarie. Hanno bisogno, per sopravvivere, di aiuti internazionali.
La situazione è peggiorata da quando, all’inizio del 2004, la Croce Rossa internazionale ha deciso di sospendere gli aiuti alimentari per far fronte all’emergenza irachena.
Da quel momento l’associazione Manitese, insieme ad altre organizzazioni italiane ed internazionali, si è fatta promotrice di una campagna di raccolta fondi per fornire gli alimenti necessari alla popolazione sfollata ed aiutarla ad uscire dall’emergenza. Tuttavia l’emergenza non potrà finire se tutto il territorio circostante continuerà ad essere controllato dall’esercito e da gruppi armati filo governativi che impediscono alla popolazione di coltivare la propria terra.
A tutt’oggi agli abitanti di San Pedro Polho vengono negati i diritti fondamentali: il diritto alla terra, all’alimentazione, alla salute, alla casa. La loro unica colpa è quella di chiedere che siano rispettati questi diritti. La loro lotta, insieme a quella di tutti gli zapatisti del Chiapas, è una lotta per la dignita’, la liberta’ e l’autodeterminazione.
La delegazione di Manitese in Chiapas