La nuova caccia alle streghe
Forse qualcuno non ci ha fatto caso, ma nel vicino Veneto è in atto uno degli attacchi più duri e pericolosi alla libertà intellettuale. L’assessore alla cultura della provincia di Venezia Raffaele Speranzon (PdL) e l’assessore all’istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan (Lega Nord) hanno invitato i dirigenti scolastici e i bibliotecari veneti a boicottare ed eliminare dalle scuole e dalle biblioteche i testi di una quarantina di scrittori, che l’11 febbraio 2004 hanno firmato un appello contro l’arresto di Cesare Battisti in Francia. Tra questi troviamo nomi prestigiosi della narrativa italiana, quali Massimo Carlotto, Wu Ming, Gennaro Genna, Valerio Evangelisti, Pino Cacucci e tanti altri. Non sono poi mancate critiche anche a Roberto Saviano, reo di aver recentemente parlato pubblicamente dei rapporti esistenti tra esponenti mafiosi e politici del nord.
In realtà la questione relativa a Battisti (sulla quale noi abbiamo una posizione diversa rispetto agli scrittori sotto accusa) è soltanto un misero pretesto per colpire violentemente la cultura che cerca di fare controinformazione. Nel mirino degli esponenti politici di Lega e PdL non ci sono i singoli firmatari dell’appello, quanto le loro opere e il loro tentativo pienamente democratico e civile di utilizzare lo strumento narrativo per denunciare le omissioni, le complicità e le nefandezze di un sistema politico-affaristico che prospera dal nord al sud.
I romanzi di Carlotto, dei Wu Ming, di Saviano (ai quali ci sentiamo molto vicini come collettivo di scrittori) sono esempi straordinari della volontà di far sopravvivere la cultura civile in un mondo che di questa cultura non sa che farsene. La caccia alle streghe lanciata in Veneto è il primo passo autoritario verso un modello che sostituisca il pensiero critico con il rimbambimento dei culi e delle tette finte della tv.
L’Italia sognata dai nuovi inquisitori è un Paese nel quale possa trionfare l’obbedienza al capo e la repressione contro i contestatori, a maggior ragione di fronte ad una crescente tensione sociale dovuta alle gravi storture del sistema economico, che ognuno di noi paga seriamente sulla propria pelle ogni giorno e che nessun inquisitore si sogna di affrontare e denunciare.
Eliminare i libri di chi cerca di indagare la realtà e le sue contraddizioni è tipico dei regimi totalitari in preda alla paura.
Di che cosa hanno paura gli assessori Speranzon e Donazzan e i loro partiti? Forse del pensiero non omologato? O della capacità delle persone di ragionare in modo autonomo? O, scenario ancora peggiore, di una cittadinanza che dica no alla società dello scontro etnico, della collusione malavitosa e della repubblica del denaro e degli affari?
Di fronte a ciò non possiamo, in qualità di scrittori, sottrarci al nostro impegno civile. Per questo rivolgiamo un invito a tutti gli scrittori e intellettuali trentini, ai bibliotecari, ai dirigenti scolastici e alla società civile al fine di organizzare “una catena contro le catene”, ovvero una serie di eventi nei quali vengano fatti conoscere e diffusi i libri degli scrittori proscritti.
L’appello è lanciato. Chi non vuole chinarsi all’oscurantismo e alla censura risponda.