Troppo verde, meglio costruire
Un piano regolatore da difendere contro la speculazione edilizia
Vicino alla stazione centrale e ad un grande centro commerciale (il “Sillpark”), fra il fiume Sill e il canale di una vecchia centrale idroelettrica in un’area industriale caduta in disuso e riconvertita in area residenziale e commerciale, si trova una striscia di terra verde vergine, a parte la villa degli ex-proprietari dell’industria tessile che c’era una volta. Questa striscia, che in realtà è una penisola, gli abitanti di Innsbruck la chiamano “l’isola dello Sill”. Secondo il piano regolatore del 2002, doveva far parte di un grande parco pubblico adiacente (sull’altra riva del fiume), giacché il centro cittadino, e specialmente il rione “Dreiheiligen” a est della ferrovia, ha bisogno di aree verdi.
Una piccolissima parte dell’isola, immediatamente a nord del centro commerciale, era da considerarsi edificabile, ma solo per fini pubblici, mentre nella parte settentrionale non si poteva costruire. Ora le cose sembra siano cambiate. Un consorzio edilizio ha comprato i terreni (a prezzi salati, pare) e ora chiede un cambio del piano regolatore che dichiari edificabili a scopo di edilizia residenziale l’area in questione. Ironicamente, la “Neue Heimat” (una srl “senza fini di lucro”, 50% Comune, 50% Provincia”) e la sua “figlia” Stadtbau fanno parte della cordata. Dichiaratamente, le due società pubbliche vogliono costruire case popolari. Ma secondo le solite voci maligne, l’edilizia popolare non c’entra niente, se non per nobilitare uno scempio scandaloso. La nuova sindaca Oppitz-Plörer - che in quanto rappresentante del Comune nell’assemblea dei soci dovrebbe saperlo - ha dichiarato in commissione urbanistica che di edilizia popolare sull’isola non si parla, e che le società comunali non c’entrano.
In Austria, tradizionalmente, l’edilizia popolare (fortemente sovvenzionata dalle casse pubbliche per garantire canoni relativamente bassi) si distingue da quella privata, finanziata seconde le regole del mercato libero. L’edilizia popolare compete a delle società “senza fini di lucro”.
Il consorzio dei cementificatori, per i 10.000 mq. dei terreni comprati, vuole una densità urbanistica (metri quadrati di costruzione residenziale per metri quadrati di area edificabile) di almeno 2,5, altrimenti il prezzo pagato non sarebbe recuperabile, ma bisogna sottolineare che quel prezzo lo avevano pagato per un’area legalmente non edificabile; i costruttori, invece, si giustificano alludendo a non meno specificati “segnali positivi” da parte dell’ex-vicesindaco e assessore all’urbanistica in carica ai tempi dell’affare, un anno fa. L’attuale sindaca invece, che ora dirige il dipartimento, da certi affari clientelari del passato vuole dissociarsi, per ristabilire ordine nello sviluppo urbanistico, e lo ha già dimostrato con alcune decisioni spettacolari, non sempre gradite alla sua lista conservatrice “Per Innsbruck”.
Il dipartimento all’urbanistica, dunque, è sul piede di guerra. Però, con argomenti che appaiono strani. La storica decisione di creare un parco pubblico sull’isola non sarebbe più sostenibile, a causa dei problemi di sicurezza pubblica nei grandi parchi. Siccome il parco non s’ha da fare (ma non si capisce perché una piccola striscia di “riva pubblica verde”, come la definisce il dipartimento, non presenterebbe alcun problema di sicurezza), il piano regolatore va cambiato. Ma non per una gran quantità di appartamenti, solo per permettere la costruzione di alcune “villette urbane” in mezzo al verde, con una “riva pubblica”, visto che bisogna creare spazio anche per la domanda “alta”, di spazio residenziale a prezzi elevati, per il ceto medio-alto, che altrimenti lascerebbe la città per insediarsi sulle colline nei villaggi della periferia, il che provocherebbe alla città un’emorragia di introiti per mancata esazione di imposte.
Salvare un po’ di verde pubblico in città non è dunque possibile possibile se non offrendo alla speculazione almeno una parte del territorio?
La discussione è solo all’inizio, ma già si annuncia difficile e violenta.