Trenta milioni di biciclette
Marco Paolini alla manifattura di Rovereto
Ci erano sembrati sottotono gli ultimi spettacoli di Marco Paolini. Il suo teatro civile meno vigoroso, le storie un po’ scontate, fragili oppure risapute. In quest’ultimo invece, “Bisogna (la pellagra via sms)” presentato per la prima volta alla Manifattura di Borgo Sacco nell’ambito del “Festival Città Impresa”, Paolini ritorna a un teatro civile di grande spessore, umano, amaro, e soprattutto politico nel senso più nobile del termine.
È il Nord-Est, o meglio il Veneto, l’oggetto e il protagonista dello spettacolo: il territorio inteso come interazione tra paesaggio e comunità. Paolini parla di un Primo Veneto, quello agricolo, poverissimo, integro, dignitoso; di un Secondo Veneto, quello del tumultuoso boom della piccola impresa, dell’urbanistica selvaggia, dei centri commerciali; e di un Terzo Veneto, vagheggiato nelle ciance dei politici e dei loro intellettuali, che si vorrebbe far nascere dall’attuale crisi del Secondo.
Su questo percorso, inconcluso, Paolini affonda l’arma dell’ironia. I temi non sono nuovi - l’insensatezza della crescita a tutti i costi, a scapito della dimensione umana e sociale che inesorabilmente precipita - ma trattati da un grande interprete, che alterna passione, dolente ironia, introspezione, arguzia, analisi sociale. I diversi registri di un unico discorso, la risata e il brivido nella schiena, si alternano, si sovrappongono, ma confluiscono in un’unica direzione: la consapevolezza civile della necessità di riflettere, di riprendere in mano il proprio destino, di non lasciarsi trascinare nel degrado dall’apparentemente inevitabile fluire delle cose. “In cantina abbiamo trenta milioni di biciclette, altro che i tre milioni di fucili! Il giorno che ci incazziamo e tutti insieme le tiriamo fuori, cambiamo tutto!”