Stefano Bollani
Un pianoforte frizzante
Per raccontare di Stefano Bollani con completezza, pur senza soffermarsi sui particolari, non mi basterebbero le circa 3.000 battute destinate a questa breve recensione (o appunti di spettatore, o impressioni d’ascolto). Dopo il diploma in pianoforte inizia a collaborare con svariati nomi del jazz internazionale (da Richard Galliano a Pat Metheny, da Bobby McFerrin a Uri Caine, e molti altri, non meno importanti, che non cito per ovvie ragioni di spazio) e con il suo mentore, il trombettista Enrico Rava. È vincitore di svariati premi nell’ambito della musica jazz (ma non disdegna comunque anche l’attività concertistica legata al repertorio classico), conduttore radiofonico (dal 2006 conduce Il Dottor Djembe, con David Riondino, su Radio Tre), produttore artistico, arrangiatore, scrittore,... Vastissima è la discografia, soprattutto vista la sua giovane età (37 anni), ricca di contaminazioni e di collaborazioni che provengono da mondi diversi della musica, dello spettacolo e della letteratura. Diventa così difficile inquadrare Bollani nella definizione univoca e limitante di “pianista jazz”; e d’altra parte, perché inquadrare?
È probabilmente proprio per questa sua originalità di alta qualità che è stato invitato, domenica 20 settembre, a chiudere la Settimana Mozartiana, la tradizionale rassegna musicale in omaggio al compositore salisburghese, organizzata dall’Associazione Mozart di Rovereto. Una scelta senza dubbio interessante e innovativa: stento a credere che al pubblico sia risultata non degna di attenzione, quindi attribuisco l’auditorium Melotti pieno solo per metà al costo eccessivo del biglietto: 40 euro, senza nulla togliere al valore di Bollani, sono tanti per un unico artista e un concerto a costi logistici praticamente nulli.
L’approccio simpatico con il pubblico, quel dialogo divertente e divertito che lo fa avvicinare alla platea non gli serve a sviare l’attenzione degli spettatori dalla musica: guardiamo Bollani improvvisare elegante e frizzante, ironico e malinconico sulla tastiera, con uno sguardo a Mozart e altri mille verso altri mondi, di cui uno a quello della musica popolare brasiliana, protagonista del suo ultimo disco, Carioca.
Al di là della padronanza tecnica e stilistica dello strumento e dell’aspetto spettacolare del concerto, ciò che fa apprezzare Bollani è quel gusto musicale estremamente intelligente ed eclettico, quel saper trovare e mescolare frammenti musicali e suggestioni con esiti raffinati, esilaranti e a volte nostalgici. Forse è però stata un po’ fuori luogo la Stella d’Oro al Valore Mozartiano conferitagli dall’associazione organizzatrice: Bollani l’ha presa (ridacchiando e facendo il gesto di Mozart che si rivolta nella tomba), ma è un artista che si colloca sicuramente al di là degli ambienti paludati di associazioni in memoriam, onorificenze, concorsi (su cui lui stesso ha ironizzato). Così, alla fine, attestati d’onore e incartamenti vari sono finiti tra le corde del pianoforte, “preparato” alla Cage per il bis finale.