L’amianto sotto i piedi
Quattromila appartamenti Itea da bonificare dalle piastrelle di amianto: l’istituto rassicura, gli inquilini sono allarmati
“Pericolo bonifica amianto”. Il cartello lo hanno letto tutti in un condominio Itea di Aldeno e la cosa ha suscitato allarme. Perché quando si parla di amianto non si scherza e la mente corre subito a quel nome inquietante: mesotelioma pleurico. Ovvero un tumore maligno della pleura (la membrana che riveste i polmoni) dovuto all’inalazione delle fibre di amianto, sprigionatesi nell’aria quando i manufatti in amianto si deteriorano o si spaccano.
Abbiamo fatto visita ad una delle famiglie che ha notato il cartello e che si è preoccupata. Si tratta di una coppia di pensionati che vive in quello stabile dal 1979 e che già più di dieci anni fa si era posta il problema di quelle piastrelle, che si vociferava in giro fossero di amianto.
“Nel 1998 abbiamo deciso di sostituire il pavimento perché le piastrelle si stavano staccando ed eravamo preoccupati di quello che si diceva, cioè che fossero pericolose” ci dice il marito. “I responsabili Itea, però, hanno sempre negato. - Ma che amianto! - sbottavano. Ma noi non ci siamo fidati. E così il pavimento lo abbiamo cambiato da soli coi nostri soldi, senza che l’Itea si sia mai interessata o che ci abbia mai detto dove sistemare le piastrelle. Abbiamo dovuto arrangiarci anche in quello”. E le piastrelle ora sono tutte ordinate e ben tenute in soffitta. “È scandaloso -prosegue l’uomo - che in dieci anni siano venuti a controllare l’appartamento solo una volta, un anno fa, e che della questione dell’amianto se ne siano fregati”.
Era difficile, invece, fregarsene del cartello che una settimana fa è apparso all’esterno della porta di un appartamento rimasto vuoto perché la coppia di inquilini che lo abitava è morta. “Gli operai hanno iniziato i lavori, ma poi si sono fermati e hanno sigillato la porta, mettendo il cartello di avvertimento della bonifica per amianto”.
Silvio Menestrina, l’inquilino Itea che fa da portavoce del condominio, ricorda che in passato aveva già posto la questione all’Istituto: “Due anni fa avevo sentito l’Itea per verificare se fosse possibile intervenire e cambiare i pavimenti, ma mi avevano risposto che non c’erano fondi e che se proprio volevamo dovevamo arrangiarci con i nostri soldi”.
Eppure i fondi per la bonifica l’Itea dovrebbe stanziarli, soprattutto da quando la Provincia ha obbligato l’Istituto a intervenire sugli appartamenti pavimentati all’amianto.
“Avevamo circa 4.000 appartamenti con piastrelle in vinilamianto - ci dice Aida Ruffini, presidente dell’Itea - e ad oggi ne mancano solo 800 da bonificare secondo il nostro piano decennale, e in poco più di cinque anni finiremo il lavoro. Ogni anno, infatti, riusciamo a fare circa 150 bonifiche su appartamenti di risulta (quelli vuoti per decesso degli inquilini o per sfratto, n.d.r.) e su quelli i cui pavimenti si sono deteriorati. Ma comunque, ci tengo a dirlo, il vinilamianto non è pericoloso perché le particelle di amianto sono imprigionate e affogate nel vinile e finché le piastrelle non si rompono non c’è da temere proprio nulla”.
Ma se non c’è da temere nulla, non si capisce perché la Provincia abbia imposto all’Itea di intervenire con la bonifica.
“Non so con precisione perché la Provincia lo abbia deciso, ma posso immaginare che in un piano di risanamento degli immobili abbia pensato che fosse meglio sostituire i pavimenti per evitare che il vinile si deteriorasse nel tempo. Un modo per prevenire in anticipo qualsiasi eventuale problema futuro” conclude Ruffini.
Nessun pericolo, dunque. Anche se Gabriella Maffioletti, rappresentante del Comitato Inquilini Itea, rileva che a fronte dell’assenza di pericolo sarebbe indispensabile una maggiore informazione agli inquilini per rassicurarli e non diffondere il panico.
Intanto nel condominio di Aldeno si continua a mugugnare: “Ci hanno fatto vivere con i piedi sopra l’amianto e ora a molti di noi daranno lo sfratto. Bel servizio ci ha reso l’Itea”. Il nostro pensionato ci saluta arrabbiato.
Convivenza difficile, quella tra inquilini e Istituto. Soprattutto quando bisogna far quadrare i conti e creare i profitti di un ente privatizzato.