Il PRG di Mazzin
Da alcuni anni sono vostro fedele lettore, dopo aver conosciuto la rivista, scoperta grazie ad una carissima amica che spesso firma degli articoli sul Suo mensile.
Mi presento come il tecnico che ha redatto il PRG di Mazzin. Leggendo l’ultimo numero arrivatomi, mi sono imbattuto nell’articolo a pag. 25 a firma del sig. Casanova. QT ospita spesso degli articoli del sig. Casanova, tendenzialmente redatti senza una base sufficientemente conoscitiva dei vari argomenti: questa volta ha superato se stesso, permettendosi delle critiche prive di un minimo di approfondimento. Deludente è un aggettivo diminutivo della mia sensazione a fine articolo.
Vengono mescolati diversi interventi sul territorio, viene descritta la fase di redazione del PRG come quasi chiusa ermeticamente dall’amministrazione quando invece sono stati fatti vari incontri preliminari all’approvazione, quando invece c’è stato un lungo percorso di affinamento in cui più parti sono intervenute. E questa sarebbe mancanza di trasparenza? Il recupero di un’area tolta alla pura speculazione e destinata ad unità abitative per residenti, l’apertura di un’area con una sorta di perequazione che permetta, in sostanza, l’accesso a prezzi più che agevolati dei residenti ad aree edificabili altrimenti inavvicinabili, mettendo sull’altro piatto della bilancia una nuova struttura alberghiera, non appartamenti. Non siamo di fronte a similitudini con fatti tipici del capoluogo, lampante esempio di eccellente amministrazione del territorio, esempi di urbanistica fatti di promesse non mantenute con relative assoluzioni o di misurazioni mascherate grazie alla connivenza dei controllori. Collina docet.
Abbiamo davanti una situazione che ritengo farà scuola. La tipicità delle scelte urbanistiche della valle ove risiedo e lavoro è decisamente ingessata e legata a scelte ripetitive, quali ad esempio le sempreverdi promesse preelettorali, specificamente tipiche dell’Amministrazione di Vigo di Fassa. Proporre e recepire gli strumenti urbanistici introdotti recentemente nella legislazione provinciale può creare dei timori al neofita, non a chi ha approfondito la conoscenza. Purtroppo la novità può essere cavalcata ad hoc.
Prego Lei, Direttore, di suggerire, se non imporre, al sig. Casanova un minimo di approfondimento delle questioni: con poco si eviterebbero le figuracce editoriali.
A meno che non voglia trasformare la Sua rivista nel Daily Mirror locale
Paolo Rizzi
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Mi sembra che il sig. Rizzi più che smontare il mio servizio abbia avuto presente un solo obiettivo: screditare la mia persona e la mia serietà. Il mio non era un attacco al professionista, ma alla amministrazione che ancora una volta in queste povere valli, invece di pensare una pianificazione più seria, si pone l’obiettivo di consumare gli ultimi spazi di territorio libero rimasto nel fondovalle di Fassa.
Confermo come il piano sia stato costruito a scatola chiusa. A meno che non si faccia passare per processo partecipativo l’operazione ascolto delle categorie economiche. Ma una collettività è più composita: ci sono lavoratori dipendenti, c’è l’associazionismo sindacale, ambientalista, il volontariato sotto tante forme e questi soggetti, chissà perché, vengono sempre dimenticati. La popolazione, in via preventiva, non è mai stata informata sulle linee guida del piano come pure il Consiglio comunale. Quando si perde il passaggio degli indirizzi di una pianificazione, è poi impossibile riuscire a modificarne la struttura. Solo a lavoro concluso, quando sono possibili osservazioni di interesse generale (ma che non stravolgano il piano), l’amministrazione ha reso pubblico il lavoro.
Rimane il fatto lodevole dell’area destinata a unità abitative per residenti, ma nel servizio ho anche precisato a chi vengano poi assegnate in valle di Fassa. Era forse opportuno, anche in presenza di nuova legislazione provinciale, costruire un piano di valle sul tema strategico dell’edilizia abitativa per la prima casa, individuare aree per l’ITEA e non favorire sempre e comunque i soliti noti. Poi, il fatto che in una valle che conta 78.000 posti letto e non vi sono spazi di socializzazione si pensi ancora a costruire un albergo, lascia senza parole.
Rimane la drammatica sostanza: un altro lembo importante e rarissimo di spazio aperto di Mazzin viene donato al cemento. Le alternative erano possibili.
Riguardo i giudizi sulla mia persona, non entro nel merito. Chi ha scritto una simile lettera si qualifica.
Luigi Casanova