Comitati uniti per dire “sì”
Il coordinamento dei Comitati per andare oltre i (pur sacrosanti) No.
L’inceneritore di Ischia Podetti. La centrale a biogas a Fiavé. Gli impianti di collegamento tra Folgaria e Laste Basse. L’uso dei fitofarmaci in Val di Non. L’inceneritore della Sandoz a Rovereto. Le edificazioni nella conca di Tremalzo. Cos’hanno in comune gli elementi di questo elenco? Innanzitutto, tutti riguardano progetti di opere più o meno impattanti sull’ambiente e sulla società (oppure, come nel caso della Val di Non, pratiche già invalse, dagli stessi deleteri effetti). Ma soprattutto hanno in comune l’essere oggetto di forti contestazioni da parte della società civile, e l’aver portato semplici cittadini alla costituzione di comitati contrari alla loro realizzazione.
Si parla in questi casi di sindrome Nimby, soprattutto da parte di chi si schiera a favore della Grande Opera di turno. L’accusa rivolta a chi si oppone è quella di saper dire solo e soltanto "No": "Not in my backyard", "Non nel mio giardino". Accusa spesso semplicistica e gratuita, perché, dietro al no, generalmente c’è sempre un sì: sì a un altro modello di società, non fondato sulla crescita insostenibile di produzione e consumi che le cosiddette Grandi Opere sono chiamate, ciascuna a loro modo, ad alimentare.
A conferma della gratuità dell’accusa rivolta ai comitati di saper dire solo di no, si può ora annunciare in Trentino l’avvio - per iniziativa congiunta di Nimby trentino, Comitato Iniziative Giudicarie Esteriori (che si batte contro la centrale a biogas a Fiavé) e Comitato per la salute in Val di Non – di un importante progetto di coordinamento fra tutti i comitati trentini, che per ora è ai primi passi. L’obiettivo è convogliare le singole proteste su un vero e proprio progetto politico unitario, nel quale articolare finalmente in modo chiaro il medesimo Sì che sempre si cela dietro ogni diverso No. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi futuri.