Pompieri: volontari o professionisti?
Le delicate dinamiche tra specializzazione tecnica e volontariato a presidio del territorio. E un contestato disegno di legge che entra nella questione a gamba tesa.
Ora le acque si sono apparentemente calmate; qualche mese fa, invece, i toni della protesta dei vigili del fuoco del corpo permanente provinciale erano particolarmente accesi contro il disegno di legge di riorganizzazione del servizio antincendio che, a detta dei pompieri professionisti, vuole dare più potere ai colleghi volontari e alla burocrazia provinciale. La protesta dei professionisti era sfociata in una manifestazione che aveva fatto trasparire anche qualche vena di corporativismo e aveva fatto storcere il naso a qualche osservatore. Per evitare uno scontro diretto, Dellai aveva allora evitato di partecipare alla tradizionale festa della patrona S. Barbara optando per una cerimonia tra i minatori (anche loro sotto la protezione di S. Barbara) all’opera nelle gallerie della Trento Nord-Mezzolombardo-Rocchetta.
E’ un tema delicato, quello del servizio antincendio, che vede la realtà trentina, come quella sudtirolese, caratterizzata da una fortissima presenza di volontari (circa 5.000 solo in Trentino) che coprono l’intero territorio accanto a poche decine di professionisti, dislocati nel capoluogo e a Rovereto. Sui volontari sono state investite negli anni forti risorse (troppe secondo qualcuno) per il rinnovo delle caserme e delle attrezzature ed i volontari hanno via via assunto compiti sempre più importanti: ad esempio, in occasione di incidenti stradali è normale vedere i volontari che manovrano la pinza idraulica. Con la crescita della professionalità dei volontari è aumentata anche la loro organizzazione "burocratica", la federazione che li raggruppa e rappresenta, ai cui vertici siedono uomini, come il presidente Cappelletti, che hanno militato nella Margherita di Dellai. Anche questo elemento di consonanza politica ha offerto ai più critici una lettura del disegno di legge "Sistema integrato provinciale della protezione civile e del servizio antincendi" come più rispondente a soddisfare esigenze politiche (anzi partitiche) che ad affrontare urgenze tecnico-organizzative.
La lettura politica della proposta di legge può trovare alimentazione se si pensa ai vigili volontari (e relative famiglie ) anche come bacino di voti diffuso in tutti i 223 comuni trentini con ben 239 corpi di vigili del fuoco volontari. Ma paradossalmente, l’ambiziosa potenza della federazione è meno solida di quello che può apparire e i problemi non mancano.
Di tutte le questioni affrontate nel progetto provinciale di riorganizzazione, tre sono emerse più di altre: l’attenuazione della componente professionale, la soppressione del corpo permanente di Rovereto e la linea di comando. Diversamente dai cugini del Sudtirolo, dove i permanenti sono stanziati solo a Bolzano, da noi esiste un piccolo nucleo (una quindicina) di pompieri professionisti anche a Rovereto che non dipendono direttamente dalla Provincia ma dal Comune, che riceve però un contributo annuale del 70% finalizzato alla copertura dei relativi costi. Ovviamente a Rovereto, come pure in alcuni dei sobborghi di Trento, sono presenti anche i corpi volontari.
L’idea di tagliare il finanziamento destinato a Rovereto per il mantenimento del locale nucleo di professionisti ha suscitato molti dissensi. Oltre alla contrarietà del sindaco Valduga anche il consigliere provinciale Roberto Pinter, che abita per l’appunto a Rovereto, ha espresso la sua contrarietà affermando tra l’altro: "Che ci sia un solo corpo permanente provinciale sta scritto, che sia solo a Trento non sta invece scritto e nulla… impedirebbe al corpo permanente di avere un distaccamento a Rovereto o comunque di avere un’articolazione organizzativa riconosciuta dalla legge… Il corpo volontari è una ricchezza per il Trentino, ma lo è anche senza volersi sostituire a quello che da sempre c’è a Rovereto e che sempre ha funzionato. Rovereto merita un presidio permanente e professionalmente attrezzato per far fronte alle esigenze di un polo urbano industriale e infrastrutturale? Non interessa come si chiami e alle dipendenze di chi, ma è sensato tornare indietro rispetto alla professionalità acquisita per riaffidare totalmente al volontariato il presidio della sicurezza di un area urbana importante?"
L’altra questione, come si diceva, riguarda il ruolo dei professionisti all’interno delle commissioni e dei comitati che sono chiamati a prendere decisioni importanti sull’agibilità e sui nulla osta antincendio. Una delle accuse mosse al disegno di legge è di voler provincializzare, nel senso negativo del termine, insomma burocratizzare tali comitati e rendere meno decisiva all’interno di questi organi la presenza dei tecnici dei pompieri professionisti affiancando a questi ultimi figure amministrative della macchina provinciale considerate evidentemente meno"indipendenti.
Ancora più delicata e difficile da tradurre in concreto è la questione dell’assunzione del comando delle operazioni in caso di intervento contemporaneo da parte dei permanenti e dei volontari. Non è infrequente, infatti, che le due componenti siano chiamate ad operare fianco a fianco; ciò dipende anche dal fatto che la centrale di chiamata di soccorso trova sede presso la caserma dei permanenti di Trento. Chi comanda in questi casi?
La crescita di formazione e gli investimenti in attrezzature e mezzi ha sicuramente elevato il grado di competenza dei volontari, ma rimangono situazioni in cui non è possibile prescindere dalla natura professionistica dei permanenti. Trovare un equilibrio non è facile, anche se per il corpo permanente non sembrano esserci dubbi in merito. Infatti, tra le proposte di modifica al disegno di legge inviate dal personale del corpo permanente dei vigili del fuoco di Trento ai consiglieri provinciali (tradotte in emendamenti dal consigliere Pino Morandini), emerge la loro idea di coordinamento: "Il corpo permanente interviene in qualsiasi circostanza, ove la centrale operativa ritenga che prontezza operativa, la celerità del soccorso e la competenza tecnica del corpo medesimo (permanente, n.d.r.)…possano tornare utili alla salvezza della vita umana ed alla salvaguardia dei beni e dell’ambiente. Anche in questo caso la direzione dell’intervento è assunta dal corpo permanente". Insomma, decidiamo noi, da Trento, quando e se intervenire, nel qual caso assumiamo noi il comando e le relative responsabilità.
Su questo specifico argomento ma non solo, abbiamo voluto sentire due vigili del fuoco volontari di lunga esperienza che fanno parte di corpi della Rotaliana.
I nostri due interlocutori differenziano le rispettive posizioni. Il primo non vede nulla di male se il comando verrà assunto dai professionisti. Anzi, ogni qualvolta ciò è accaduto si è sentito alleggerito nelle responsabilità se affiancato dai colleghi del corpo permanente: "Per come vanno le cose di questi tempi, se accanto alle ore di volontariato gratuite, le lunghe reperibilità dei fine settimana ed il rischio di farsi del male, dovessi mettere in conto anche la preoccupazione di qualcuno che mi pianta una rogna per presunti danni subiti a causa dell’intervento di soccorso, beh, allora!" Indirettamente critica la scelta del disegno di legge di affidare in modo esclusivo il comando ai corpi volontari locali: "Ho l’impressione che in federazione non abbiano ben valutato questo punto, qui si fa fatica a trovare i giovani per il ricambio generazionale; va bene l’orgoglio, ma non possono metterci troppo sotto pressione. E poi, tra i volontari non c’è più tanta disciplina; non è che si rimpiangono i tempi del saluto militare al comandante, ma di fronte all’emergenza non possiamo metterci a discutere, ci vuole uno che comanda". In ogni caso, il pompiere invoca chiarezza sulla linea di comando.
Più schierato sull’autonomia dei corpi volontari l’altro pompiere, che non trova giusto che i permanenti si riservino sempre e comunque la decisione di intervenire e quindi di assumere il comando: "Se non sono presenti rischi da dover affrontare con interventi di alta specializzazione (rischio chimico, incendi di rilevanti dimensioni, ecc.), il semplice fatto di trovarsi ad affiancare i volontari non può determinare la retrocessione di questi ultimi a semplice manovalanza. La legge in vigore prevede che il comando delle operazioni debba essere assunto dal caposervizio dei professionisti. Nella prassi, invece, il caposervizio rarissimamente accompagna i propri pompieri e questo determina le incertezze sul comando che il disegno di legge tenta di risolvere".
Anche lasoluzione ora escogitata che, in caso di operazioni sovracomunali, prevede l’assunzione del comando da parte degli ispettori non viene apprezzata:gli ispettori (ognuno dei 13 distretti in cui è suddivisa la provincia è coordinato da un ispettore) hanno importanti compiti di coordinamento ma non possono certo sostituirsi a uno specialista come il geologo (nel caso di frana) o all’ingegnere idraulico (alluvione). Nel vicino AltoAdige, pare che siano gli specialisti dei rispettivi servizi provinciali ad assumere la direzione delle operazioni nel caso degli eventi appena ipotizzati. Ma non è solo questo che dell’Alto Adige viene visto con ammirazione: "In Trentino ogni corpo acquista ed attrezza i propri automezzi per conto proprio, con la conseguenza di rendere più complicato l’agire in versione sovracomunale. A Bolzano, invece, una volta deciso il modello, tutti procedono secondo lo schema adottato. E poi, quelli del Sudtriolo hanno una scuola di formazione più attrezzata...".
Siamo entrati infine nel blog del sito www.forumvvftrentino.it. Consultando i non molti interventi, abbiamo avuto l’impressione di un certo clima di distacco tra i singoli volontari, i "liberi corpi" come qualcuno definisce i corpi dei volontari e la propria federazione. E’ vero che i blogger sono anonimi e che quindi può prevalere un clima da bar sport, tuttavia la sensazione è che fra vigili volontari non ci sia tanta voglia di prendere il comando a tutti i costi e che, anzi, ci sia molto rispetto per i professionisti: " Ognuno stia al suo posto, lasciamo fare a chi è sicuramente in grado …". E traspare una certa insofferenza - ma non dimentichiamo che siamo in tempi di antipolica - per la propria organizzazione centrale, la federazione provinciale di Trento.