Il Cristo nudo
Un crocifisso (scandaloso?) per difendere la città dalle alluvioni.
Venerdi, 21 settembre, ore 19.26: agli assessori della giunta comunale arriva un SMS, mittente il direttore di gabinetto della sindaca: "Egregi membri della giunta, per conto della signora Sindaca, sono lieto di comunicarVi che la scultura del Crocefisso di Rudi Wach è stata appena eretta sul ponte del fiume Inn. Tanto per conoscenza. Sarò lieto di rispondere a ulteriori questioni. Distinti saluti".
Allo stesso tempo, minuto più, minuto meno, ad un settimanale arriva la prima lettera di protesta, debitamente pubblicata. E’ da 21 anni che l’opera di Wach era stata ultimata. Per 21 anni era rimasta nel cortile del Museo d’arte popolare, vicino alla Hofkirche, la chiesa imperiale. Perché allora tanta fretta? Il problema è che il Cristo di Wach è nudo. Senza il tradizionale grembiale. E allora? Mica siamo nel Medioevo. Ma ne siamo certi?
Andiamo con ordine. Nei lontani anni ‘80, il Circolo dei Fratelli della Croce (Kreuzbruderschaft ), un gruppo di commercianti cattolici, delle "storiche" famiglie per bene della città, si era messa in testa che i ponti della città fossero bisognosi di croci, per sottolineare che il Tirolo, sebbene – o perché – viviamo in tempi laici, è sempre un paese devoto. Raccolsero mezzo milione di vecchi scellini (35.000 euro) ed incaricarono lo scultore Rudi Wach di creare un crocefisso per il nuovo centralissimo ponte. I soldi non bastarono, ma quando c’è di mezzo Madre Chiesa la Provincia e la città non si fanno pregare. E con un sacco di soldi pubblici Wach si mise al lavoro.
Rudi Wach, per chi non lo sappia, è uno scultore di fama internazionale. Nato a Thaur, paesino vicino a Innsbruck, sin dal 1955 vive e lavora a Milano. Nel 2006 ha tenuto una grande personale nell’abbazia di Melk; le sue sculture, sacre e profane, si trovano in molte città, in Austria e all’estero.
Si mise al lavoro, dicevamo, e ideò una statua in bronzo alta 4 metri e mezzo, di 1,2 tonnellate. Studiò dei crocefissi "da Barcellona a Colmar", come ebbe a dire ad un giornalista, e dopo 4 anni, nell’86, la statua era pronta. Sia i Fratelli della croce che una delegazione del Consiglio comunale visitarono lo studio di Wach a Milano e non trovarono niente da eccepire. Anzi, tornarono entusiasti.
Quando però la statua arrivò a Innsbruck, successe il finimondo. Un Cristo senza grembiale! Per la verità, si trattava di una nudità molto pudica, piuttosto simbolica, senza cioè ulteriori precisazioni anatomiche. Wach, il suo Cristo lo aveva pensato come simbolo dell’"opzione per i poveri": ci sono tanti poveri cristi che muoiono senza soldi perfino per il grembiale, e il Cristo nudo doveva esprimere il disegno divino di mandare suo figlio a morire fra gli ultimi per redimerci tutti. Così almeno si esprimeva in tante interviste.
Nemmeno per sogno: nel Tirolo la religiosità popolare (Andreas Hofer docet) è ancora influenzata della Controriforma. Per la barocca Chiesa trionfante, un Cristo nudo è una bestemmia e la destra cattolica andò su tutte le furie: c’erano serie minacce di danneggiamenti alla scultura.
L’allora vescovo, Stecher, un "liberale", uno che ha perfino osato vietare il secolare culto antisemita del piccolo Andrea da Rinn, che la tradizione dice ucciso dagli ebrei per i loro diabolici riti, si rifiutò di benedire la statua. La giunta comunale rinunciò. Niente crocefisso sul ponte. Il Cristo fu esiliato e per 21 anni rimase nel cortile del museo. Ora, la sindaca Zach l’ha fatto restaurare e sistemato, all’insaputa della giunta, sul ponte.
Brava signora Zach. Ha difeso sia la libera espressione artistica – chiedendo "tolleranza" per un’opera d’arte "mirabile" - sia una visione progressista del Cristo? Magari.
Tornata da Mariazell, dove ha incontrato, da pellegrina, Papa Benedetto, e ha dedicato la città alla protezione della Madonna, era più che mai decisa a piazzare la Croce sul ponte. "Per ringraziare il Signore che ci ha salvato, nella terribile estate del 2005, dall’inondazione della città". Da allora, un gruppo di esperti, sotto la guida del vicesindaco Platzgummer, della stessa lista civica-popolare della sindaca, ha realizzato molti rimedi contro nuove piene. Meglio la Madonna?
E la separazione fra Stato e Chiesa, dove la mettiamo? La signora Sindaca è libera di pregare la Madonna o chi crede per i suoi bisogni spirituali. Ma dedicare la città – ed i cittadini tutti, musulmani, ebrei, non credenti compresi – alla Grazia del Dio dei cristiani è tutto un altro discorso. La Costituzione garantisce a tutti il diritto di essere credenti o meno e di praticare la religione in santa pace. Erigere un’enorme croce nello spazio pubblico che dovrebbe essere di tutti, a me pare esagerato in una repubblica dichiaratamente laica.
Certo, la sindaca va difesa quando la destra tradizional-cattolica grida allo scandalo.
Ma, almeno fino a prova contraria, il cattolicesimo non è più religione di Stato.