L’Italia, la Lega e la Tbc
Un Paese malato d’egoismo che rinnega la Rivoluzione francese
Ogni eruzione razzista è indissociabile da una certa dose di paranoia e anche nel caso del contagio da Tbc avvenuto all’Istituto Rosmini di Trento questa regola è stata confermata: la Lega Nord, nel riaffermare la necessità di classi separate per i figli degli immigrati, spiegava che essi "possono essere, consapevolmente o meno, portatori di questo genere di patologie" (l’Adige, 25.2.09).
Insomma, in alcuni casi i cattivi stranieri sarebbero in realtà delle specie di untori, delle bombe biologiche votate ad infettare non solo i nostri corpi fisici ma soprattutto il corpo sociale della nostra bella e serena comunità.
Ma proprio una vicenda come quella della Tbc al Rosmini, interpretata come esempio di pericolosità potenziale degli stranieri e manipolata in questo senso dalla Lega, se analizzata correttamente ci spiega come in realtà sia l’Italia ad essere malata, e molto gravemente.
Secondo il Carroccio gli immigrati sarebbero il veicolo di importazione per infezioni debellate dalle nostre parti ma ancora endemiche nelle zone di provenienza: non fa una piega.
Ma è proprio nelle pieghe che spesso stanno le sfumature, le informazioni più importanti. Come spiegano i cinque medici dell’Ospedale "Forlanini" di Roma che hanno studiato più di mille casi di Tbc tra il 1989 e il 1994 (http://www.eurom.it/medicina/ns/NS17_2_57.HTML), "la promiscuità, la povertà, lo stato igienico, in cui continuano a trovarsi gli extracomunitari anche nel paese d’arrivo, favoriscono la riattivazione nonché la diffusione della Tbc tra di essi. Pertanto, migliorare queste condizioni significa limitare il numero di nuovi malati".
Gli immigrati, quindi, si ammalano in Italia, e di solito dopo circa due anni di permanenza a causa delle condizioni di vita alle quali sono costretti e alla difficoltà nell’accesso alle medicine, agli antibiotici, quando contraggono malattie batteriche e virali alle vie respiratorie.
Quindi proporre – come fa la Lega – controlli sanitari obbligatori alle frontiere, oltre a ricordare l’umiliante visita medica alla quale i nostri emigranti in Svizzera erano costretti a Chiasso, non avrebbe alcuna utilità.
Quello che invece fa la differenza nell’evitare la diffusione di questo tipo di malattie è un sistema sanitario efficiente e gratuito, al quale tutti possano rivolgersi con fiducia. Senza paura di venire denunciati se clandestini.
Lo scorso 5 febbraio il Senato ha approvato un emendamento della Lega al "Pacchetto sicurezza" che consente ai medici di denunciare gli immigrati clandestini che si affidano alle loro cure. Una scelta che – oltre ad essere barbara dal punto di vista umano – "potrebbe aumentare la diffusione della tubercolosi in Italia", come ha spiegato Prisco Piscitelli, epidemiologo dell’Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem).
Quella che pare un’idiota schizofrenia nelle posizioni della Lega, che si tramuta in un’azione di governo pericolosa e irresponsabile, ha (ed ha avuto) in realtà una funzione politica importante per la classe politica (di destra e di sinistra) di questo Paese.
Quasi trent’anni di liberismo economico hanno portato ad un impressionante aumento di profitti per il capitalismo globalizzato, ottenuto anche grazie alla dismissione dello Stato sociale e ad un’inaccettabile diminuzione dei diritti sociali. Per sviare l’attenzione da questo enorme processo di privatizzazione e di monetizzazione della nostra vita quotidiana, era necessario trovare un capro espiatorio: l’immigrato, messo in competizione con l’indigeno nell’accesso ai diritti sociali; il clandestino, utile nei capannoni del Nord-Est ma al quale deve essere proibito di rivolgersi al sistema sanitario.
Senza paura di esagerare, quello che sta succedendo oggi con l’attacco quasi quotidiano ai diritti degli immigrati è la rimessa in discussione di principi che risalgono alla Rivoluzione francese. "Perché il liberismo – spiega il sociologo Salvatore Palidda – esigendo l’inferiorizzazione dei membri delle popolazioni dominate nonché degli esclusi dei paesi ricchi, impone la frattura fra i diritti dei cittadini dei paesi ricchi e diritti universali".
I veri untori sono italiani e il virus che diffondono è quello dell’egoismo: la crisi, come al solito, non la paga chi ne è responsabile e a noi restano solo le briciole del ricco banchetto consumatosi davanti ai nostri occhi. Briciole che vorrebbero ci rubassimo a vicenda come bestie feroci. Eppure "fatti non fummo a viver come bruti".