La meglio gioventù e la peggio televisione
L'ottimo film di Marco Tullio Giordana, un oggetto estraneo nella programmazione Dio-Patria-Famiglia di RaiUno.
Arrivato in questi giorni alla sua destinazione naturale, "La meglio gioventù" ha avuto anche in televisione un ottimo risultato in termini di audience. Al cinema il film è stato visto da circa 230.000 spettatori. In televisione ha avuto in media sei milioni e mezzo di teleascoltatori. Siccome riteniamo che il film sia una delle cose migliori prodotte dal cinema italiano negli ultimi anni, forse non resterebbe che dichiararsi infine soddisfatti: tutto è bene quel che finisce bene.
Sono noti i rallentamenti alla messa in onda del film: RaiUno ha temporeggiato, il film è andato a Cannes, ha vinto un premio, nel luglio scorso è stato distribuito nelle sale in due puntate di tre ore l’una. Grazie al passaparola, alla voglia di sentirsi raccontare in modo narrativo la storia italiana recente, all’aria condizionata nelle sale, il film ha avuto un insperato successo di pubblico. Di fronte a questo consenso generalizzato di giurie, pubblico e critica, la RAI è stata costretta a tirare fuori dal congelatore il film e programmarlo.
Eppure, rivedendo "La meglio gioventù" in televisione, rimane addosso un senso di malessere difficile da spiegare. Il film non sembra più lui: la visione è distratta, disturbata dalla pubblicità, spezzettata nel suo fluviale flusso narrativo, toccata dalla tentazione del cambio canale. E soprattutto ci si accorge che il film di Marco Tullio Giordana è di fatto una mega-produzione per una prima serata RaiUno. Detto così è tautologico, visto che "La meglio gioventù" è effettivamente una fiction girata per la televisione. Il problema, però, è che in quanto fiction-da-prima-serata-RaiUno, "La meglio gioventù" va a finire nella catasta delle altre fiction-da-prima-serata-RaiUno di cui abbiamo impresso il marchio sottopelle anche se le evitiamo.
Lo spazio (RaiUno) e il tempo (prima serata di domenica e lunedì) in cui il film è collocato prevalgono sul contenuto: il mezzo è il messaggio. In quel contesto, "La meglio gioventù" rischia di perdere gran parte della sua forza narrativa. Si nota davvero, veramente fino in fondo, la differenza con le altre fiction RaiUno? Certo, la differenza si deve notare. Ma si nota? Rimaniamo perplessi e senza risposte. Anche il film di Giordana è costretto a svolgere la sua funzione di sceneggiato, in un contesto dove la teoria del vendere e la pratica del vendersi sono un tutt’uno. La tivù mangia l’anima.
Se andiamo poi a confrontare i dati auditel, vediamo come "La meglio gioventù" si vada a mescolare anche nel calderone degli ascolti con le altre fiction RaiUno, galleggiando con i suoi sei milioni e mezzo di spettatori tra gli otto di "Augusto", i sei di "Salvo D’Acquisto", i dieci di "Maria Goretti", i tredici di "Papa Giovanni". Evidentemente, se la mettiamo così, anche i dati sull’audience vanno di traverso.
Nel contesto televisivo attuale, non è difficile capire perché la RAI abbia stentato a trovare al film una collocazione. Non è probabilmente pertinente parlare dell’ennesimo caso di (tentata) censura politica. Persino gli ultimi consigli di amministrazione della RAI non possono non aver apprezzato i visibili sforzi bipartisan nella sceneggiatura e la scelta di leggerezza nel tono narrativo, sempre più vicino al melò che al cinema politico. Certo, la commissione al regista veniva dalla RAI dell’Ulivo e la storia contemporanea fa paura a prescindere, ma i tempi lunghi per la messa in onda del film sono più probabilmente imputabili ad altre cause, forse più sottili. Ci viene da dire: a una valutazione di idoneità rispetto allo spirito dei tempi.
Passando in rassegna le scelte di produzione delle macro-fiction RaiUno da mandare in prima serata, si rischia infatti di scoprire che lo spirito dei tempi televisivo si declina in una versione softcore del classico "Dio Patria e Famiglia". Dio si manifesta sotto forma di santino: ecco quindi le prime serate RaiUno su Padre Pio (2000), Papa Giovanni (2002), Madre Teresa (2003), Maria Goretti (2003). La Patria è una riscoperta recente: "Salvo D’Acquisto" (2003), ma anche "Augusto" (2003), nutrito di pur vaghe nostalgie imperiali. Sul versante "Famiglia" la RAI è copertissima, anche se non dedica al tema megaproduzioni ma serial e soap. Anche qui, bastano i titoli (tutti programmati nel 2003): "Un medico in famiglia", "Una famiglia per caso", "Casa famiglia" (esempio questo dell’apertura della RAI alle famiglie disaggregate, a patto che ci sia di mezzo un prete).
Ne "La meglio gioventù", Dio non compare, la Patria è un poliziotto che si suicida, la Famiglia uno psichiatra che alleva da solo la sua bambina. Bene o male, nella RAI di oggi, il film di Marco Tullio Giordana era destinato a rimanere un oggetto estraneo.