Litigare per niente
Urla e parole grosse al congresso della Lega. Ma in nome di cosa?
"Molto simili nei contenuti…, le tesi dei due sfidanti differivano solo nella parte riguardante l’organizzazione del partito e le alleanze, con Bertolini a spingere per dare più peso alla base e contestare alla dirigenza uscente le debolezze nei confronti del PATT". Così il commento dell’Adige al congresso della Lega, dove l’apparato al vertice del partito da un decennio (Divina, Fontan, ecc.) è uscito inopinatamente battuto per opera dei sedicenti rinnovatori, puri e duri, Bertolini (neo-segretario) e Savoi (presidente).
Quando la Lega fa una brutta figura - si sa - la colpa è dei giornali; ma proprio leggendo quello che i protagonisti hanno dichiarato dal palco e davanti ai taccuini dei cronisti, sembra che i contendenti abbiano preferito le lamentele e gli insulti alle argomentazioni.
L’intervento dell’ex segretario Alessandro Savoi: "è coperto dai fischi e dagli insulti: ‘Venduto! Venduto!’"; e al termine del discorso deve accorrere il servizio d’ordine "per impedire che lo scontro si trasformi in una vera e propria rissa".
A Rolando Fontan molti delegati hanno rivolto "apprezzamenti pesanti", e l’ex onorevole così spiega la sconfitta della sua corrente: "Un’azione di forza messo in atto da quei 4/5 giovani segretari di sezione che avevo nominato personalmente. Bella riconoscenza davvero… Ho visto tanta ingratitudine". E rimpiange: se alle ultime elezioni politiche "passavamo Giacomo Bezzi ed io, la storia di questa provincia cambiava. Per questo hanno fatto di tutto, amici e nemici, per farci perdere".
Lorenzo Conci, vicesindaco di Calliano, neo presidente, gli ribatte che, dopo aver lavorato a lungo per lui, Fontan gli "ha riservato negli ultimi giorni solo parole cattive… Gli ho proposto di fare il presidente anche in caso di vittoria di Bertolini. Lui ha ricominciato ad insultarmi". Il quale Bertolini, a sua volta, ricorda le "tante offese e gli attacchi personali", mentre Divina lamenta di essere stato lasciato troppe volte da solo, come durante la gloriosa manifestazione contro il cimitero islamico, quando appena una quarantina di leghisti lo seguirono.
Ma insomma, cosa propongono i nuovi padroni della Lega? In definitiva, la solita roba. Denis Bertolini ripete infatti le ovvietà che caratterizzano tutti i ribaltoni: "La Lega dovrà tornare ad essere quel partito duro e puro della mobilitazione nelle piazze" - sintetizza il cronista dell’Alto Adige. Occorre "armarsi di colla e manifesti per tappezzare il Trentino con quegli slogan che hanno contribuito alla fortuna del Carroccio". Stufi "della politica salottiera", i militanti sono demotivati, hanno bisogno di una sferzata. E ancora: bisogna "porre attenzione ai problemi che quotidianamente i trentini vivono sulla loro pelle. Ci siamo dimenticati di fare politica per la gente… Occorre ricompattarci davanti ai nostri valori"; e precisa: "L’importanza che diamo alla famiglia…, la valorizzazione della nostra cultura e delle nostre tradizioni…, l’incentivazione delle manifestazioni locali, come le sagre…, il mantenimento dei nostri dialetti e la difesa delle tradizioni religiose, con le feste natalizie e pasquali e il mantenimento dei simboli religiosi come il crocefisso nelle scuole… Non è possibile che in ogni graduatoria i trentini vengano scavalcati da cittadini provenienti da altre regioni o da altri Stati". E per concludere, un piccolo episodio emblematico – a suo dire – della degenerazione della ex dirigenza: "Quando siamo andati a Venezia per il raduno della Lega, io ero l’unico fra i dirigenti del partito in viaggio con la base, in treno. Tutti gli altri se ne erano andati per conto proprio, in auto".
Questo dice il segretario. Il ventiquattrenne presidente del partito, va detto, è meno scontato, non foss’altro per come racconta la sua adesione alla Lega, avvenuta a soli 14 anni, "quando ci (ai milanisti, n.d.r.) rubarono lo scudetto per quella maledetta monetina (che colpì un giocatore del Napoli dando a quella squadra la vittoria a tavolino, n.d.r.) E lì ho iniziato a odiare i napoletani". Sic.
In questo girotondo in cui ci si insulta e quasi si viene alle mani per poi cucinare più o meno la brodazza di sempre, la figura più enigmatica è Erminio Boso. Che sorprendentemente ritroviamo acerrimo nemico dei duri e puri ("Se questi sono i giovani, allora Dio salvi la Lega… Il partito di Berlusconi ha partecipato all’operazione che ha portato Bertolini alla segreteria"), ma non molto in linea neppure con Divina e soci. Rivolgendosi non si sa a chi (il giornale non lo precisa), accusa comunque un po’ tutti riproponendo una linea politica buttata nel pattume in occasione dell’alleanza con AN e Forza Italia: "Siete filogovernativi e filoberlusconiani e volete farmi morire con il tricolore sulla bara. Ma io non ci sto. Io sono e resterò sempre un secessionista… Il mio sogno? Bruciare il tricolore".
Poi però fa anche qualche affermazione condivisibile, come la seguente: "Il congresso di domenica è stato più meschino di quelli della DC e più torbido di quelli dei socialisti vecchia maniera".