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La madre di tutte le battaglie

...cioé, lo scontro elettorale per la conquista di Vienna.

Il 25 marzo si vota per il consiglio comunale di Vienna (che poi è anche consiglio regionale, il sindaco essendo anche presidente della giunta regionale: Vienna, oltre che capitale, è una delle 9 regioni che formano la repubblica federale). Gli aventi diritto sono un quinto circa della popolazione nazionale, e le comunali sono le più importanti elezioni dopo la formazione del governo delle destre, e le uniche di rilevanza nazionale fino al 2003.

I partiti stanno bruciando qualcosa come 15 miliardi per la campagna elettorale - un’enormità per elezioni regionali, la metà dei quali spesi dai socialdemocratici del sindaco Häupl.

Nella "rossa Vienna", i socialdemocratici fino agli anni ’90 hanno governato con maggioranze assolute. Ora, con più del 40% del voto, governano in una coalizione con i popolari (18%). I Freiheitlichen, con il 27%, avevano raggiunto l’apice a Vienna, con una squallida campagna elettorale xenofoba, mentre verdi e liberali dovevano accontentarsi di un magro 8%.

Questa volta, tutti i sondaggi mostrano che il sindaco, con ancora un solido 40%, dovrá scegliere: i Freiheitlichen sono in calo verticale, faticano ad arrivare al 20%, i popolari arriveranno alla stessa percentuale, mentre i verdi sono quotati al 16%. I liberali, che dal ‘99 non sono piú rappresentati nel parlamento nazionale, sono moribondi: dopo qualche scandalo finanziario, scissioni e liti intestine, l’ex-presidentessa del gruppo ora fa parte di un comitato per la rielezione del sindaco.

Insomma, il sindaco Häupl deve scegliere fra una coalizione rosso-verde e lo stanco ma comodo continuismo della cooperazione con i popolari.

"Siamo minacciati dal caos rosso-verde!" - gridano i manifesti dei Freiheitlichen. Grazie tanto, ora lo sanno perfino i sassi che i verdi, questa volta, non sono la ciliegina sulla torta, ma giocano in grande, sono preparati, possono e vogliono arrivare al governo. E su Internet hanno lanciato un concorso per il più bello slogan che ridicolizzi le visioni terrorizzanti dei Freiheitlichen.

Una volta tanto, l‘elettorato di sinistra non si sente costretto a votare per il male minore (il che poteva spiegare il fatto che regolarmente, il voto verde era al di sotto dei sondaggi). Ora, ogni singolo voto conta: o per un governo di sinistra, o per la grande ammucchiata con i popolari.

Lo slogan centrale, "La primavera diventa Verde", il capolista Chorherr lo spiega cosí: "Chi vince in questa elezione, determina lo sviluppo politico nei prossimi anni. Contro lo stagno rosso-nero in città e contro il governo nazionale delle destre, noi proponiamo giustizia sociale, apertura verso il mondo, e la modernizzazione ecologica." Il programma della Svolta al futuro, i verdi lo hanno sviluppato in una lunga discussione pubblica, con molti contributi dei militanti, ma anche di esperti e cittadini, sul sito www.gruene.at/wien/.

Non si tratta di una corsa alle poltrone ad ogni costo. Per la coalizione rosso-verde, ci vogliono due precondizioni: un mandato popolare (cioè un risultato ben al di sopra del 10%), e una correzione di rotta da parte dei socialdemocratici: amministrare bene l’esistente, non basta.

Bisogna guardare al futuro, dare la priorità al trasporto pubblico, favorire l’integrazione (non l’assimilazione) dei migranti, sviluppare una politica sostenibile nel settore dell’energia, e anche favorire la piccola e media imprenditoria, sia della new economy che dei settori che sempre più mirano ad un’economia sostenibile in termini di efficienza nell’uso delle risorse; non a caso, in certi settori, nelle elezioni per la Camera di commercio di 2 anni fa, i verdi sono arrivati vicini al 30%.

Finora, Häupl tentenna. La destra del partito (e la maggioranza degli assessori uscenti e della direzione) è contrario a sperimentazioni rosso-verdi, mentre la maggioranza del potenziale elettorato rosso propende per un governo di sinistra, ed anche il vertice nazionale del partito preme per la coalizione rosso-verde.

Curiosamente, mentre il capolista verde (che ha vinto contro l’ala più scettica del partito viennese con una maggioranza proprio non ampia) corteggia i socialdemocratici, il vertice nazionale del partito, con in testa il presidente Alexander van der Bellen, docente di economia, recita la parte dell’incredulo. Non si tratta però di una vera divergenza di opinioni, quanto piuttosto di una strategia ben calibrata (del tipo "dire a nuora perché suocera intenda"). Bisogna cioè far capire ai socialdemocratici che i verdi non sono i loro alleati naturali o cugini, e nemmeno l’ala sinistra dei socialdemocratici, e che per un’alleanza rosso-verde anche i rossi dovrano pagare un prezzo (politico); e bisogna segnalare agli elettori liberali di centro, in fuga dal partito popolare, che con un voto verde non votano automaticamente anche per i socialdemocratici.

I verdi, insomma, vogliono essere la forza propulsiva, ecologica, ma anche moderna e liberaldemocratica, dell’alternativa di centro-sinistra al vergognoso governo di popolari e Freiheitlichen.Il 25 marzo, la parola a più di un milione di elettori a Vienna.

E speriamo bene.

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Danke, Joerg!

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