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QT n. 3, 10 febbraio 2001 L’editoriale

Il passato prossimo venturo

Si discute di un passato defunto (i Savoia, Craxi, la DC...); ma i problemi veri sono altri...

Il tempo è uscito dai cardini e si è fermato. Forse comincia l’eternità o ce la faremo e rimetterlo in moto? Non sembra anche a voi che stiamo per essere sommersi da un’onda lunga di ombre remote che minaccia di decidere il nostro futuro?

Il gennaio del 2001 poteva essere una buona occasione per ripensare criticamente quel congresso di Livorno di 80 anni or sono che spezzò il partito socialista, generò il partito comunista, spalancando così la porta all’avvento del fascismo. Ed invece Bertinotti mostra di disdegnare la lezione di quell’evento e, seppure in un contesto diverso, in nome di una polingenesi impossibile, rende sterile una parte forse decisiva delle energie necessarie per battere la destra eversiva di oggi.

La semplice, normale, europea prospettiva di una sinistra plurale ma unitaria è anche insidiata dal rancoroso ritorno degli epigoni del craxismo, che la ricorrenza dell’anniversario della morte del loro maestro ha riportato alla ribalta. Il comprensibile risentimento dei familiari e la diplomatica pietà delle istituzioni hanno fatto da cornice ad un poco decoroso tentativo di riabilitare una stagione che fu di tale degrado che solo i suoi campioni superstiti, i De Michelis ed i Martelli, possono lodare. Ed infatti li vediamo proni ancora una volta alla Cassa (con 2 esse) delle Libertà, in perfetta armonia con colui che era stato il loro padrino di un tempo.

In questo rigurgito del passato non poteva mancare il sempiterno Giulio, geniale interprete dell’italica arte di arrangiarsi, l’inventore della strategia dei due forni, sublime continuatore della tradizione dei nostri grandi navigatori perché resta sempre a galla. Con Sergio D’Antoni ritenta ciò che non è riuscito a Cossiga, rifondare un’estemporanea Democrazia Cristiana per impedire l’evoluzione democratica del nostro ordinamento verso un compiuto bipolarismo e per ostacolare l’avverarsi dei valori cristiani che sono presenti nel centrosinistra.

Sul versante opposto non s’è ancora spenta l’eco dei tentativi di vera e propria rivincita fascista di Storace e dei suoi emuli periferici Taverna e Plotegher, che la morte di Maria José, la regina di maggio, ha rievocato, nei tratti rispettabili della sua persona, un’immagine quasi accattivante dei Savoia. Una disposizione transitoria della Costituzione ha bandito dal territorio della Repubblica i rampolli della casa Savoia. Abroghiamo in fretta questa norma, che appunto era transitoria. Per una disposizione transitoria 50 anni sono già una bella durata. Che restino fuori o che vengano in Italia non ha alcuna importanza. Se vogliamo tornare dovranno rispettare le leggi della Repubblica come tutti gli altri comuni mortali. Non facciamone delle vittime, perché questo sarebbe l’unico modo per riesumare attorno a loro simpatie sopite ed altrimenti immeritate.

Ma perché indugiare a disputare su fatti antichi ed archiviati come se fossero ancora attuali? E’ già un successo della destra questo imporre un confronto retrospettivo, questo riproporre personaggi, sigle, formule e modelli del tempo che fu. Tutto ciò serve a distogliere l’attenzione dai problemi reali di oggi e di domani; fra i quali, l’attacco massiccio, martellante che è in atto contro lo Stato sociale e le garanzie conquistate in decennali lotte dei lavoratori dipendenti a tutela della propria dignità. La politica di Confindustria, che punta manifestamente sulla vittoria elettorale della destra, promette un avvenire di scontri sociali laceranti e tali da compromettere i risultati che per l’economia e la pubblica finanza sono stati raggiunti con la prassi della concertazione. Questa è, a mio avviso, assieme ad altri, il terreno sul quale deve svilupparsi il confronto elettorale per determinarne l’esito. Anche perché è decisivo ai fini della nostra attiva partecipazione alla costruzione dell’Europa federale.

Possibile che il nostro presente e soprattutto il nostro avvenire dipendano dallo scontro surreale fra l’anticomunista Berlusconi e il comunista Bertinotti, o dai rancori dei craxiani o dalle maliziose nostalgie di Andreotti o dall’acido spirito di rivincita dei fascisti o dal sogno retrogrado dei monarchici?

Che questo passato sia prossimo venturo?

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