Acqua bollente
Il progetto del nuovo centro termale - un investimento da almeno 154 miliardi - fa discutere i meranesi.
Acqua calda. O fanghi. Qualcosa ci dev’essere per fare di un centro turistico un centro termale. Merano è nota, da almeno un secolo e mezzo come città di cura per malattie che richiedono un clima mite, almeno in confronto con S. Pietroburgo o Vienna, da cui provenivano nobili di salute cagionevole, artisti, personaggi famosi. Turismo di qualità, cui si è sostituito da qualche decennio quello di quantità. Negli ultimi sei anni tuttavia, ben tre importanti alberghi hanno chiuso. Acqua calda non ce n’è. In febbraio sono stati stanziati otto miliardi e mezzo per la ricerca di fondi di acqua termale nella zona di Merano. Finora senza risultato.
La cittadina del Passirio è meta di un turismo soprattutto anziano. Una città tranquilla; che però il 26 ottobre si è messa in agitazione. Nella sala congressi si sono riunite 500 persone per discutere appassionatamente del progetto di un nuovo enorme centro termale, che con un investimento provinciale di tutto rispetto dovrebbe portare al rilancio del turismo del benessere.
Trattandosi di 154 miliardi, una cifra destinata a crescere notevolmente (almeno secondo gli esempi di palaghiaccio, casa di riposo, depuratore), e poiché da un lato il bilancio provinciale è in fase di calo, e dall’altro il risultato dell’investimento verrà affidato in gestione a un privato per un periodo lunghissimo (18 anni), l’interesse dei meranesi ad appurare se si tratti di una decisione giusta è benemerito.
I vincitori del concorso, hanno illustrato il loro progetto. Si tratta di rifare completamente la struttura esistente da 28 anni, costruendo un grande albergo, una serie di piccole piscine che sostituirebbero quella grande attuale e il laghetto, un parcheggio di 1200 posti, l’interramento di una strada, e il taglio di un numero imprecisato di grandi alberi che verrebbero, secondo i progettisti, comunque sostituiti.
L’amministrazione comunale e i potenti meranesi, chiamati a gestire l’operazione, sono convinti che il progetto sia adeguato a rilanciare il turismo.Secondo il parere del vicesindaco, confortato da uno studio, il nuovo albergo di 300 posti letto vedrà un afflusso di 50.000 ospiti all’anno per i primi 3 anni e poi 85.000, mentre l’affluenza alle terme sarebbe di 1200 persone al giorno con punte di 1800, di cui 1/3 residenti e 2/3 turisti.
Durante la serata e attraverso il dibattito nei mass media, due aspetti sono emersi. Il primo riguarda la procedura di decisione: trattandosi di un’operazione di enormi dimensioni, deve la cittadinanza potersi esprimere direttamente, se non con un sì o un no al progetto, almeno con un quesito da sottoporre a referendum?
Il secondo aspetto riguarda il merito. In proposito, si possono riprendere le obiezioni fatte da alcuni partecipanti all’assemblea: "Vale la pena investire oltre 150 miliardi per rilanciare un termalismo che è sempre stato una forzatura fin dalle origini (a Merano infatti l’acqua non è calda, ma deve essere riscaldata, e non ha caratteristiche terapeutiche)?". Nei dintorni molti alberghi offrono bagni di vario genere, compresi perfino bagni con acqua di mare. Il rischio economico è alto, con un mercato turistico in evoluzione. E’ chiaro che le persone abbienti continueranno ad andare in questi alberghi, evitando luoghi grandi e affollati come le future terme. Gli altri probabilmente non potranno permettersi i costi di trattamenti di alta qualità. Al Grand Hotel vanno i divi e i personaggi dello spettacolo, dello sport e della politica, ma lì c’è Henry Chenot. E inoltre: "Puntare sul benessere non è credibile: nell’albergo si respireranno gli sfiati dell’autosilo" - è un’ulteriore osservazione critica, fatta da un medico. Infatti il progetto comprende il grande parcheggio nel cuore della città. Invece di riempire il centro di auto, non sarebbe meglio accrescere l’attrattività di una città di cura chiudendola al traffico?
Un geologo ha indicato il rischio di scavi vicino all’argine più pericoloso del Passirio: "C’è il pericolo che si danneggi la falda acquifera con la conseguenza di allagamenti del tunnel e delle cantine del quartiere in caso di forti piogge".
Il cuore del dibattito dunque è un bilancio dei costi e dei benefici. La mancanza della materia prima per una stazione termale, e l’opportunità di costruire un nuovo enorme albergo in una città che continua a trasformare i suoi vecchi hotels in uffici, scuole, case di riposo o provare a distruggerne gli edifici, sono le questioni principali che dividono i meranesi, e in fondo tutti i cittadini della provincia che dovranno sborsare un bel po’ di denaro sottratto ad altre destinazioni. E’ un confronto civile e importante. Con qualche distorsione molto sudtirolese, il Dolomiten cerca di trasformarlo in un contrasto etnico. Titola infatti: I tedeschi sono per la ristrutturazione, gli italiani contro. Ignorando posizioni come quella del vicesindaco di Merano, in prima fila a difendere il progetto, e quella di Egmont Jenny, fermamente contrario. Ma tanto il Dolomiten ha quasi il monopolio della stampa, salvo la vocina chiara ma piccola della TAZ.
In molti a Merano si stanno organizzando per promuovere un referendum. Una consultazione popolare, al di là del risultato, è certamente un buono strumento per accrescere l’informazione e la consapevolezza della popolazione su una decisione che cambierà in bene o in male profondamente il futuro della cittadina del Burgraviato.