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QT n. 18, 23 ottobre 1999 Fondo

I pretesti della destra

Criminalità, cosmopolitismo, lista Mitrokhin: le questioni storiche e gli interessi di bottega.

Security day", "Crime day": con questi slogan anglofoni con un vago sapore maccheronico il Polo e la Confcommercio hanno manifestato il disagio che serpeggia nelle aree metropolitane a causa delle aggressioni alla proprietà e spesso alla vita delle persone, consumate da quella che un tempo si chiamava microcriminalità. Questo mettere in luce i furti, gli scippi, le rapine e gli assassini di commercianti richiama l’attenzione sull’odiato fenomeno dell’immigrazione extracomunitaria, anche se poi la sorprendente efficacia dell’investigazione delle forze di polizia svela che gli autori dei più efferati di questi delitti sono cittadini comunitari (un olandese) o purosangue balordi locali. Serve anche a mettere invece in ombra Tangentopoli, la criminalità organizzata nelle regioni meridionali, la strage di giovani vittime della circolazione stradale, l’ecatombe provocata dagli infortuni sul lavoro. Insomma, sotto queste pacchiane insegne di cosmopolitismo casareccio cova l’intento della destra di enfatizzare una parte della nostra realtà criminogena, quella congeniale alle sue campagne pubblicitarie, per oscurare l’immenso campo da cui si originano i fenomeni delittuosi dell’affarismo politico, della mafia, degli incidenti stradali, dello sfruttamento del lavoro, che sono invece tollerabili per la sua ideologia.

Ne risulta così deformata la rappresentazione di questa nostra società che, come tutte le società opulente e diseguali di questo mondo, è percorsa da contraddizioni e turbolenze che l’apparato dell’Order and Law difficilmente riesce a controllare. E’ evidente che la sessione parlamentare dedicata a questo problema, proposta da Confcommercio, produrrà nient’altro che un gran bla bla inconcludente.

Come privo del tutto di qualsiasi pertinenza con problemi reali dei nostri giorni è stato il gran polverone che si è fatto attorno al cosiddetto rapporto Mitrokhin, quella spia pentita del Kgb che in Stati più seri del nostro è stato archiviato senza tante emozioni, e che da noi è stato invece sfruttato per scatenare nuove polemiche su presunti antichi misteri.

A parte le risibili rivelazioni sulle spie del Kgb, non è un mistero per nessuno che negli anni della guerra fredda il Pci otteneva, direttamente o indirettamente, finanziamenti dall’Urss e che a loro volta gli anticomunisti erano sovvenzionati dalla parte opposta. Le due "infamie" si inserivano e si pareggiavano come colpe tutto sommato veniali nella logica perversa di un terribile contesto politico, la cui maggiore e ben più micidiale caratteristica era l’equilibrio del terrore basato sulla reciproca minaccia atomica.

Altra cosa è Tangentopoli, cresciuta al riparo di quel ricatto, quando era accettabile che i partiti di governo rubassero purché facessero barriera al comunismo. Vi ricordate il "Turatevi il naso" di Montanelli?

Vero è che gli stretti legami del Pci con l’Urss hanno provocato i frutti velenosi dell’anticomunismo e ritardato la nascita in Italia di una matura democrazia dell’alternanza. Ma d’altra parte sono stati proprio quegli stretti legami a rendere possibile la forza del Pci, con ciò che di negativo ma anche di positivo ha significato. Il mito della Rivoluzione d’ottobre e dello stesso Stalin hanno rappresentato per milioni di persone e per molti anni un ideale di liberazione dalla schiavitù del bisogno. Lo scrive uno come me che non è mai stato comunista, ma che ha condiviso con il Psi di Pietro Nenni quell’esperienza. Poi, chi prima chi dopo, si è visto che la Rivoluzione d’ottobre era fallita. ma del resto anche la Rivoluzione francese è fallita, persino più presto di quella bolscevica, con il terrore di Robespierre e con il congresso di Vienna del 1815 che liquidò Bonaparte, figlio degenere della presa della Bastiglia. Eppure quella Rivoluzione, malgrado le molte restaurazioni che l’hanno seguita, è ancor oggi patrimonio di tutta l’umanità.

Ma che rapporto hanno queste grandi questioni storiche con i nostri problemi politici di oggi? E’ fondato il sospetto che se la destra vuole polarizzare il confronto su questi argomenti la criminalità delle zone metropolitane, che è un problema vero ma che si lega ad altri più vasti e complessi, o il giudizio su avvenimenti che ormai fanno parte della storia, è perché è priva di argomenti sulle questioni attuali?

Non ha argomenti da opporre alla Finanziaria, né per giustificare il suo boicottaggio alla riforma elettorale ed alle altre riforme istituzionali o della scuola. Teme il confronto sugli spot politici e sul conflitto di interessi, ed allora gonfia questioni che si prestano alla sua agitazione, anche se del tutto estranee ai bisogni attuali del Paese.

Il Governo e la sua maggioranza forse stanno attrezzandosi per riprendere una marcia più decisa. Purché non si facciano inceppare da un inutile e stravagante caso di incompatibilità fra Di Pietro e Cossiga, che dopotutto non sono altro che due accidenti di una certa nostra storia, talvolta divertente, ma poco seria.

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