Rifondazione affonda
Il dopo elezioni degli sconfitti.
E' durata poco più di qualche mese l'illusione di Rifondazione Comunista del Trentino di sopravvivere, sul piano istituzionale, alle infinite bufere interne da cui è stata segnata la sua storia nella nostra provincia. Ed è durata qualche ora, nel pomeriggio del 23 novembre scorso, l'illusione di Mirko Carotta di portare in Consiglio Provinciale la voce del partito di Fausto Bertinotti.
Uscita da una votazione del Comitato Politico provinciale, che escludeva il rinnovo della candidatura di Guido Gasperotti (consigliere uscente), quella di Mirko Carotta è stata immediatamente rigettata, in maniera dura, da quella parte di Rifondazione che in Trentino si riconosceva in Gasperotti e nella linea politica di Bertinotti sul piano nazionale.
Se infatti è vero che gli scontri interni a Rifondazione del Trentino non si sono mai distinti per particolari nobiltà ideali, è anche vero che nell'ultimo anno diverse erano state le voci di dissonanza con la linea politica nazionale di Rifondazione, soprattutto in merito ad alcune questioni, come quella dei rapporti con il centrosinistra. E non solo: anche sul piano locale le divergenze si erano via via accentuate fino ad apparire insanabili, e riguardavano le posizioni e la pratica politica di Guido Gasperotti, il rapporto - come nel caso di Rovereto - tra i consiglieri di Rifondazione e la maggioranza di centrosinistra che governa la città, i giudizi opposti su vari altri aspetti delle vicende politiche trentine e nazionali. A più di uno, insomma, all'interno di Rifondazione, le posizioni di Guido Gasperotti e di chi, in più di una occasione, sulla stampa locale ne aveva sostenute le ragioni, apparivano come una sorta di bertinottismo in salsa trentina. E che lo scontro esploso in occasione delle elezioni provinciali non sia stato un fulmine a ciel sereno, ma solo l'atto finale di una crisi interna molto forte è dimostrato dai contenuti del fitto carteggio interno che da due anni in qua è stato scambiato tra diversi esponenti di Rifondazione del Trentino e i dirigenti nazionali di quel partito. Esemplare quanto scriveva, nei primi mesi di quest'anno, Franco Valduga ad Armando Cossutta in occasione di un'intervista di quest'ultimo a il manifesto a proposito delle posizioni bertinottiane. Scriveva Valduga: "Quelli che hai indicato come pericoli qui sono già realtà, con aspetti e forme anche più volgari. E' un gruppetto di pochi compagni, fra i quali però il consigliere provinciale, che escono sui giornali in continuazione e in modo incontrollato, con posizioni e linguaggio da far arrossire, che tagliano ogni possibilità di rapporto con altre forze politiche, sindacali, sociali o altro, ogni possibilità di azioni convergenti. Con la compagna Tamanini, segretaria provinciale, che non condivide quelle posizioni sono arrivati agli insulti e alle lettere intimidatorie. Sembra quasi che ritengano di dover sfasciare il partito per prepararsi meglio alle elezioni provinciali del prossimo autunno.... Incombe sempre più il pericolo di una frana.... Tutto è legato ad un filo sottilissimo.... Smottamenti... rifiuti di reiscrizione per il '98 di compagni che non accettano di far parte di questo partito".
Ma lo scontro interno non riguardava solo le vicende trentine. La crisi andava a coinvolgere anche aspetti della vicenda nazionale di Rifondazione. Ancora Franco Valduga e Giuseppe Speri, nel marzo di quest'anno, scrivevano a Cossutta a proposito di quello che pubblicava Liberazione, quotidiano del partito: "Gli interventi dei segretari di Federazione sono estremamente preoccupanti. Tradiscono la mancanza della più elementare capacità di visione politica. Mera declamazione di banalità. Non c'è l'ombra di un interrogativo di natura politica. Bandiere al vento, fanfara, entusiasmo. Riflessioni critiche zero. Il modo giusto, concludevano, per dare vita ad un partito di fanatici sedicenti di sinistra, dal quale i comunisti saranno costretti ad andarsene ". Come si vede, parole pesanti come pietre. Più che sufficienti a cogliere il senso di una crisi politica vera che può cominciare a spiegare non solo la vicenda Gasperotti, ma anche il fallimento elettorale di Rifondazione in Trentino. Tanto più che alcuni mesi dopo, alla fine dell'estate di quest'anno, quando appariva sempre più chiara la scelta di Bertinotti di aprire la crisi del governo Prodi, alla Segreteria nazionale di Rifondazione fu spedito un documento sottoscritto da 17 persone, tra cui diversi segretari di circolo, membri del Comitato Politico provinciale e lo stesso Mirko Caretta, col quale si respingeva la decisione di uscire dalla maggioranza che sosteneva il Governo. Il tutto mentre Gasperotti e i suoi sostenitori mostravano di condividere le scelte bertinottiane di rottura col Governo Prodi e la sua maggioranza. Nella sostanza, è in questo quadro che matura l'esclusione di Gasperotti dalla lista dei candidati di Rifondazione e, ovvia conseguenza. esplode la battaglia interna senza esclusione di colpi nel corso della campagna elettorale. Appesantita anche dal fatto che, mentre quelle divergenze, sul piano nazionale, avevano portato alla nascita di un altro partito, in Trentino gli uni e gli altri dovevano continuare a stare nello stesso partito e sotto lo stesso simbolo. Ma al di là dei calcoli numerici che all'interno di Rifondazione qualcuno ha fatto, attribuendo la mancata elezione di Mirko Caretta in Consiglio provinciale al boicottaggio che sarebbe venuto dall'area vicina a Gasperotti, il problema vero è in una domanda oltremodo semplice: per quale motivo gli elettori trentini avrebbero dovuto dare il voto ad una forza politica come Rifondazione? Perché se è vero che a Mirko Caretta sono venuti a mancare quei circa 100 voti di preferenza che gli avrebbero permesso di entrare in Consiglio al posto di Iva Berasi dei Verdi, è altrettanto vero che molti elettori, che in precedenza hanno votato per Rifondazione, questa volta hanno fatto altre scelte.
Che accadrà ora? Che cosa sta succedendo dentro Rifondazione del Trentino? Rosa Anna Tamanini qualche giorno fa si è dimessa da segretaria provinciale ed è uscita anche dal partito. Ha già partecipato a qualche riunione nazionale del Partito dei Comunisti Italiani e ne è socia fondatrice. Per ora, invece, non si hanno notizie di altre adesioni ufficiali al partito di Cossutta, anche se in realtà per alcuni è probabilmente solo una questione di tempo. Forte sembra infatti la tentazione di andare, per ora, ad una sorta di resa dei conti interna legata soprattutto alla vicenda elettorale.
I più decisi in questo senso sembrano i Circoli del Basso Sarca, mentre altri membri del Comitato Politico provinciale preferirebbero semplicemente "lasciar perdere e mandare al diavolo Rifondanzione " come ci ha detto qualcuno. Per altri, invece, il problema è meno semplice. Ci ha detto il responsabile dei giovani comunisti, che pure non condivide la linea di Bertinotti, che l'idea di uscire dal partito lo carica solo di dubbi. "Per fare che cosa? ci ha detto E poi, farla con chi? Un nuovo partito? Mah..."
E non è il solo. Un altro membro del Comitato Politico provinciale, che invece non ha dubbi sull'andar via da Rifondazione, si ferma di fronte alla questione dell'aderire al partito di Cossutta interrogandosi sul senso politico di una simile operazione; che non lo convince molto, anche per il personale politico intorno al quale nascerebbe in Trentino questo partito.
Mentre scriviamo la Direzione nazionale di Rifondazione ha, all'unanimità e con tre astenuti, deciso di commissariare il partito trentino, azzerando tutti gli organismi dirigenti. Il compito è stato affidato ad Alberto Antonaz di Rifondazione del Friuli, che dovrebbe nei prossimi giorni raggiungere Trento e soprattutto, ci dice un membro del Comitato Politico Provinciale, "pagare le tipografie e le spese sostenute in campagna elettorale, visto che da Roma, ancora prima delle elezioni, è stato bloccato il nostro conto corrente presso la Cassa Rurale di Villazzano ".
Ma Antonaz non sarà il solo a raggiungere Trento. Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche tal Pagliarulo, fino a due mesi fa compagno di partito di Antonaz. Il suo compito ? Mettere insieme una riunione informale di possibili aderenti al Partito dei Comunisti Italiani.
Un altro passo avanti dopo la divisione dell'atomo.