La sconfitta più grave
Daniele è stato, trent'anni fa, un mio studente all' Iti Buonarroti di Trento. Oggi è un infermiere, laureato, impegnato in Val di Non. Culturalmente è preoccupato per l'invasione degli stranieri che vengono da fuori, convinto che distruggeranno la nostra identità, in Trentino, e in Italia. Per questo politicamente è un militante attivo, di base, senza cariche istituzionali per quanto ne so, della Lega di Salvini e Fugatti.
Anche Alessandro è stato un mio studente, oggi, laureato, è un insegnante, a Rovereto. Lui mi scrive così, orgoglioso: "Salve prof. Dal 2011 ho deciso di non votare più. Se devo pescare un pesce vivo da una vasca di pesci morti non ha senso provarci”.
Io oggi ho 80 anni. Da insegnante di storia e di educazione civica mi interrogo. E interrogo anche voi, militanti del PD. La vostra risposta è utile a me, per incontri futuri, ma forse anche a voi. Oggi, a preoccuparci di più è Daniele, il militante leghista, o Alessandro, che si astiene dalla politica? Con Daniele, se lo incontro, il dibattito è subito vivace, appassionato, ci sentiamo parte di una stessa comunità, di chi crede nella democrazia, nello spirito dell'articolo 48 della Costituzione. Alessandro invece mi metterebbe a disagio, spero di non incontrarlo.
La domanda è: il nostro obiettivo prioritario, oggi, è sconfiggere Daniele, il leghista, o recuperare alla politica Alessandro, l'astenuto? Diciamocelo alzando la mano. Le risposte non sono l'una giusta e l'altra sbagliata, ma esprimono la nostra sensibilità prevalente, in questo momento storico.
L'assemblea, all'unanimità, si esprime per Il recupero di Alessandro alla politica. Tutti i partecipanti sanno che le elezioni provinciali del 23 ottobre hanno assegnato in Consiglio 20 seggi alla destra e solo 12 al centro-sinistra. Ma tutti sanno anche, ne hanno già fatto cenno parecchi interventi nella discussione, che i votanti sono stati soltanto il 58% degli aventi diritto. Se continuiamo così, la prossima volta gli astenuti saranno la maggioranza. Le mani alzate degli iscritti al PD sanno la gravità della nostra sconfitta politica alle elezioni, ma riconoscono che oggi la sconfitta più' grave è l'astensione dalla politica.
Bene. Anch'io penso come voi. Il nostro voto è un impegno. Domandiamoci allora quali sono le ragioni di chi si astiene dal voto.
Donald Sassoon, uno storico inglese che ha insegnato anche a Trento, ne indica due. La prima è la convinzione che votare sia oggi inutile, perché la politica è impotente a fronte delle potenze dell'economia, della tecnica, dell'informazione. La seconda è l'immagine della politica, trasmessa dai mass-media, come lite fra politici mossi dall'ambizione per accaparrarsi, e conservare a lungo, un posto di potere (con relativo stipendio). Si chiede il voto, e si dà il voto, a una persona per elevarlo lassù.
Siamo noi invece capaci di dimostrare che le elezioni sono non il fine, ma il mezzo, il momento in cui la politica esprime al livello più alto il conflitto fra idee diverse di società? È vero che talvolta i politici fanno di tutto per dare di se stessi l'immagine deteriore. È successo in questi giorni nel Consiglio Provinciale di Trento, da parte di chi le elezioni le ha vinte. Nemmeno noi, però, dalla nostra parte, siamo sempre innocenti, riconosciamolo. Anche noi, talvolta, chiediamo e diamo il voto per la persona, più che per il progetto di società che vorremmo costruire.
Per recuperare Alessandro alla politica dovremmo noi, Daniele e il suo professore, parlargli insieme, politicamente in conflitto, della società che vorremmo costruire, noi che non abbiamo ambizioni di potere e di stipendio corposo. Daniele motivato dalla nostalgia di una società passata, omogenea, sicura, io motivato dalla fiducia in una società futura, plurale, aperta. È cioè nella società civile, sul territorio, che innanzi tutto si recuperano gli astenuti alla comunità democratica. Sono io capace di argomentare in modo che Alessandro torni a votare, accettando, seppure dispiaciuto, che scelga la società che gli propone e per la quale si batte Daniele? E Daniele sarà capace di fare altrettanto?
Anche a livello istituzionale l'impegno al recupero degli astenuti alla politica dovrebbe essere fatto insieme, avversari politici rispettosi l'uno dell'altro. Un proposta che mi sento di fare a questo proposito, su cui riflettere, è una proposta di legge che affida alla società civile, ai rappresentanti delle associazioni più significative, la decisione sullo stipendio dei consiglieri provinciali. Pensiamoci.
Concludo citando un altro mio studente, che è lì, capace di suscitare speranza. Davide, un ingegnere di Lavis, mi ha scritto così: "Caro professore. Alle ultime elezioni ho annullato la scheda. Ma non ho avuto il coraggio di dirlo alla mia bambina, che mi accompagnava al seggio".