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Le RSA tornano a chiudere?

Associazione Familiari RSA_Unite A.P.S.

Un ritorno al periodo delle tragiche chiusure delle RSA degli anni pandemici, il timore di non riuscire a vedere i propri cari per lunghi periodi di tempo. Questo il quadro che si prospetta e spaventa l’Associazione Familiari RSA_Unite, alla luce degli ultimi provvedimenti adottati da alcune RSA trentine, dove a causa di casi limitati di Covid sono stati chiusi interi nuclei, interi piani, con divieto di visitare i residenti o di permetterne le uscite. Intravediamo la possibilità di un nuovo, infausto e doloroso percorso di chiusure, in ragione della probabilità che con il periodo invernale si ripresenti un incremento considerevole dei casi di influenza e di Covid-19 in varie strutture.

Serve adottare strategie di tutela dei residenti riviste rispetto al nuovo quadro di evoluzione della malattia, volte alla convivenza con il virus e mirate a trattenerne la diffusione, senza ricadere in principi di medicina difensiva che impattano in maniera distruttiva sul benessere psicofisico dei residenti, sulla relazione affettiva con i familiari, e sui rapporti di fiducia con le strutture.

È essenziale che sia sempre concesso ad almeno un familiare per residente di fare visita al proprio caro, riconoscendo che il bisogno di vicinanza affettiva e socialità dei residenti non possa essere messo in secondo piano rispetto alla loro tutela sanitaria in senso stretto, essendo esso parte fondante dello stato di salute complessivo della persona, in grado di impattare anche su patologie di tipo organico.

Altrettanto importante che l’effetto della gestione del Covid da parte delle strutture non vada ad impoverire i livelli di attività e animazione ad oggi in essere, spesso già sottodimensionati rispetto a quanto disposto nelle carte dei servizi e spesso non adeguati a fronte degli importanti costi delle rette.

Poniamo poi un tema di trasparenza in merito alla gestione dei casi. Non abbiamo contezza del fatto che i residenti e i loro familiari siano stati informati del numero di casi di Covid rilevati e gestiti nelle strutture coinvolte, né di informazioni più specifiche sulla valutazione del rischio che dovrebbero essere state predisposte e comunicate al Dipartimento di Prevenzione APSS. Già una circolare ministeriale di giugno 20221 ribadiva infatti l’obbligo di avvertire il Dipartimento di Prevenzione (DdP) della azienda sanitaria locale dell’eventuale intenzione da parte delle strutture di adottare misure precauzionali restrittive, in base a precise e fondate motivazioni di rischio sanitario, che lo stesso Dipartimento è chiamato a confermare o negare. Non abbiamo evidenza che le strutture non siano più tenute a farlo. Inoltre queste comunicazioni, se presenti, non vengono ad oggi rese disponibili ai familiari o cittadini richiedenti.

Sul tema della gestione autonoma delle strutture facciamo inoltre presente che già da più di un anno in alcune strutture è possibile fare assistenza ai pasti ai propri cari, mentre in altre questo non è ancora ad oggi possibile. Riteniamo questo una vessazione, da tempo da noi denunciata.

Le Linee guida provinciali hanno chiarito già dallo scorso febbraio sull’abolizione delle fasce orarie di accesso per i visitatori instaurate in periodo pandemico e già da quella data sarebbero dovute essersi ripristinate le modalità di visita pre-pandemiche, mentre così ancora non è in molte strutture. Non vorremmo che tali disuguaglianze si riproponessero anche in tema di gestione del virus all’interno delle strutture e invitiamo chi si trovasse in questo tipo di contesto a segnalarlo alla nostra Associazione.

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